Un libro inchiesta svela le trame dei veleni di Calabria
Un libro inchiesta svela le trame dei veleni di Calabria
di Tiziana Selvaggi

06/09/2010 - Potrebbe essere un bel noir il libro “Avvelenati” (Città del sole edizioni, pp. 328 € 16,00), dei giornalisti Giuseppe Baldessarro e Manuela Iatì. Potrebbe perché tra le pagine c’è tutto quello che un romanzo di quel genere deve avere: una narrazione fluida, di quelle che prendono il lettore per mano per accompagnarlo piano verso luoghi oscuri, un raccontare quasi perfetto, tanto che sfogliando si arriva a pensare che tutto il mondo dovrebbe essere scritto così, e poi ci sono personaggi senza scrupoli che si muovono solo in nome dell’interesse; ci sono spie che usano, occultano, modificano la verità; ed eroi piccoli e grandi che spendono e perdono la loro vita ricercando quella verità; ci sono intrighi internazionali, inchieste, indagini, domande che non hanno avuto una risposta e risposte che fanno paura, ci sono misteri che ancora aspettano di essere svelati e misteri che forse non saranno svelati mai.
Potrebbe essere un ottimo romanzo ma leggendo si avverte che c’è qualcosa che stride tra le pagine, un fastidioso rumore di fondo, allora ci si accorge che il Mar Ionio, il Mar Tirreno sono troppo vicini per essere considerati luoghi da romanzo, e si comprende che questo libro non è un romanzo come quelli americani; perché l’America è un altro mondo, un’altra dimensione. Per arrivare in America serve un aereo, un oceano, una lingua nuova. Per arrivare a Capo Spartivento, località che si trova nel comune di Brancaleone, in provincia di Reggio Calabria, invece basta qualche ora e una brutta statale.
È tutto troppo prossimo, è tutto troppo vero, per essere un romanzo, ed è per questo che il libro spaventa, ed è per questo che dovrebbe essere obbligatorio leggerlo, per riuscire ad appropriarsi dello sgomento nello scoprire che qualcuno ha così poca considerazione di noi e della nostra terra da trasformarci in una pattumiera per rifiuti tossici e radioattivi. In questa Calabria remissiva non c’è sgomento, perché qui il male è considerato sempre possibile.
È un libro che fa paura perché, adoperando la rigorosa analisi dell’inchiesta giornalistica, che gli autori utilizzano con grande competenza, espone dei fatti, e i fatti hanno un pregio o forse un difetto, per quanto ci si possa provare non si riesce a mascherarli e continuano a procedere ad alimentare dubbi a far sorgere domande. Tra questi però ciò che non si può fare a meno di notare è che, pur con il lavoro dei molti che hanno cercato di dare una spiegazione, un senso a certe verità, rimangono delle pesanti zone d’ombra dove la verità sbiadisce. In queste zone: ci sono navi che partono per non approdare in nessun porto, destinate al mare per nascondere il loro carico di veleni; c’è la giornalista Ilaria Alpi che in Somalia, dove stava svolgendo un’inchiesta che l’aveva portata ad interessarsi dello smaltimento illecito di rifiuti e del traffico di armi, riamane vittima, insieme al suo operatore Miran Hrovatin, di quella che ai testimoni sembra una vera e propria esecuzione, mentre gli inquirenti con troppa leggerezza vorrebbero chiamare fatalità; e poi c’è il capitano di lungo corso Natale De Grazia che muore “troppo improvvisamente” per cause naturali mentre svolge un’indagine su navi dalle rotte e dai carichi sospetti; c’è un aereo con 81 passeggeri a bordo che esplode nel cielo di Ustica, c’è il sud del mondo trasformato in pattumiera per ogni sorta di rifiuti del nord civilizzato, e su tutto questo l’ombra dei servizi segreti, della massoneria deviata, il coinvolgimento dello stato, la criminalità organizzata e i suoi pentiti veri o presunti, poi il nome del camaleontico ingegner Giorgio Comerio: faccendiere, spia, imprenditore. Infine, in queste zone d’ombra, c’è la gente comune, che ignora o che si vuole che ignori, che per quei veleni contrabbandati, nascosti, comprati e venduti, muore.
Una vertigine investigativa attraversa questa inchiesta, alla quale, se non fosse per l’appendice di documenti che accompagna il libro prova tangibile, delle trame, delle bugie, degli intrighi, si vorrebbe non credere.
È forse banale dirlo ma uno dei pregi di questo testo è quello di conservare la memoria e di alimentare la voglia di sapere. Si è banale, ma per dimenticare basta poco tempo, mentre quelle scorie buttate nei nostri mari avveleneranno la terra e la gente che la abita per tanto tempo ancora.
Commenti degli utenti
da Tiziana | di Crotone (07/09/2010 h. 11.08)
leggi commento
da manuela | di reggio calabria (06/09/2010 h. 20.53)
leggi commento