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Redazionale


di Maura Mollo
21/12/2007 - Non tanto per combattere quanto per non far dimenticare. Questo il significato del murales antimafia di Gioiosa Ionica. Scene di vita e simbolo di una lotta e di una memoria che tenta di essere imperitura. Ma a trenta anni di distanza dal primo tratto dipinto sulla parete del Teatro di Gioiosa Ionica, la memoria sta sbiadendo. L’usura e gli agenti atmosferici lo stanno cancellando.
Da qui l’appello di comitati, associazioni e cittadini per ridare luce e colore a quel “no alla mafia” urlato su un intero muro. Una parete che racconta la storia del mugnaio Rocco Gatto, della sua sfida alle cosche e del suo assassinio nel 1977. La storia di suo padre Pasquale, uomo vecchio stampo che odia i compromessi che dedica tutta la sua vita alla ricerca della giustizia. Racconta il primo sciopero antimafia, quello di Gioiosa del 1975, e la manifestazione oceanica del 1978. Ancora sulla parete ci sono le prime costituzioni di parte civile nei processi di Gioiosa e quelle ultime, in sede civile di Rosarno. C’è il capitano dei carabinieri Gennaro Niglio, un uomo dello Stato di cui ci si poteva fidare davvero. C’è don Natale Bianchi, il prete del dissenso venuto dal nord che si batte per i diritti delle donne e contro i clan, che sfida la burocrazia della chiesa e il prete in odore di mafia don Stilo.
Finalmente adesso, la Provincia di Reggio Calabria, attraverso l’impegno dell’Assessore Provinciale con delega alla legalità Michele Tripodi, ha deliberato il finanziamento di dieci mila euro, per l’intero restauro dell’opera proposto dall’Associazione “Da Sud” e dal “Comitato pro murales Teatro di Gioiosa Ionica”.
Perché il murales di Gioiosa non è solo arte, non sono solo scene storiche. È tutto il movimento antimafia calabrese, le intrepide battaglie, le agghiaccianti sconfitte, la ribellione di chi non cede, i tanti troppi morti ammazzati. Ci sono tutti i caduti della politica e del movimento, studenti e amministratori scomodi, imprenditori e commercianti che hanno detto ‘no’ alle mazzette, magistrati coraggiosi, poliziotti e carabinieri onesti, bambini e semplici passanti. Innumerevoli volti fermi e fieri nonostante le decine e decine di vittime innocenti che questa guerra ha visto.
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