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Redazionale


di Enrica Tancioni
04/12/2007 - Come se non bastasse gli agricoltori devono assistere, senza poter fare nulla, al commercio di tabacco, legato alle quote assegnate ai produttori dall’Unione Europea. È la nuova frontiera del business illegale. Se fino a pochi anni fa la criminalità importava ingenti quantità di tabacco, oggi lo produce direttamente per poi venderlo nei mercati internazionali. Cura tutte la fasi della produzione, della raccolta e dell’essiccazione.
Poi c’è chi deve scontare la macellazione clandestina e le discariche abusive. Specialmente in Sicilia e Calabria. Senza poi dimenticare i numerosi casi di estorsione e ricatti, con i quali vengono imposti i prezzi della merce.
Spesso la criminalità non agisce da sola. Si serve di manovalanza straniera. Gli extracomunitari guadagnano una manciata di soldi per caricare e scaricare merce. Illegale. Agiscono alla luce del sole e per questo vengono subito “beccati”. Vogliono fare credere che operano autonomamente, ma non è così. Gli inquirenti lo sanno. Sanno che dietro la manovalanza c’è un’organizzazione che ricicla i proventi delle coltivazioni. Il denaro viene infatti investito in attività illegali, come: il traffico di droga.
A nulla servono le numerose attività organizzate dalla DIA per contrastare le mafie. L’uso dei satelliti per tenere sotto controllo il territorio, oppure la creazione di speciali reparti di polizia a cavallo, sono un esempio. Peccato che non funzionino. I mafiosi sanno bene di poter guadagnare e riciclare un mucchio di denaro con la coltivazione e i terreni agricoli. E sanno anche di potere “lavorare” indisturbati. Perché sanno come sfuggire ai pochi controlli sul territorio. Non possono lasciarsi scappare una miniera d’oro come l’agricoltura. Questo settore frutta ben 7,5 miliardi di euro alla mafia, alla ‘ndrangheta, alla camorra e alla Sacra Corona Unita. Si arricchiscono in un settore in crisi. Ma non importa, perché loro sono i padroni delle regioni.
(2 fine)
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