Un accendino che infiamma la dignità
Un accendino che infiamma la dignità
di Katia Colica

23/11/2007 - Oggi fa freddo, mi dico, come se non fosse quasi inverno. La pioggia viene giù leggera, il tempo di schizzare il parabrezza e già viene tirata via dai tergicristalli, con un rumore irritante e breve.
All’angolo della strada Myriana da oggi vende accendini con su le foto di gattini e altri cuccioli. Si avvicina già sorridendo: mi ha riconosciuto dal colore dell’auto. Si accosta e mi dice che è felice perché ora ha un lavoro, non è più costretta ad imporsi ai passanti con l’aggeggio lavavetri. “Visto?” , mi dice orgogliosa esibendo la scatola di cartone con le decine di accendini colorati, “ora lavoro davvero!”. La percezione della felicità ha parametri strani mi dico. Accosto l’auto poco più avanti, poiché è già scattato il verde e dietro di me c’è chi ha fretta: non posso certo mettermi a chiacchierare per la carreggiata. Myriana mi ciabatta incontro, e non è un modo di dire: ai piedi porta delle calze di lana ma le pantofole di pezza non sono adattissime al clima di oggi. Chiedo se guadagna di più adesso. No, dice, scuotendo la testa. No di certo. Guadagna molto di meno, mi spiega, perché prima la gente le dava qualche centesimo per levarsela di torno: vedere una donna che fa questo “lavoro” irrigidisce, infastidisce. È una visione scomoda. Mi chiedo: chi applica questa psicologia balorda che fa sì che queste donne siano agli incroci delle strade soltanto per impietosire i passanti? Ragazze ai semafori: possibile che sia solo un caso? Certo che no.
Risponderanno senz’altro a dei calcoli di facile pietà che sono stati tratti dagli aguzzini che tirano le fila di questo sfruttamento doloroso. Infatti da qualche anno, attorno ai semafori sono spariti gli uomini, per far posto a ragazzine dell’est dagli occhi tristi. Molto probabilmente ciò è pianificato da criminali. E, aggiungo, potremmo chiamarli magnaccia senza sbagliare. Giorni fa il ciclone “prostituzione” si è abbattuto nella città: vergogna e sbigottimento di qualcuno sono stati conditi da tante battute e risate di molti altri. Intanto ci spostiamo per le vie di Reggio e abbassiamo gli occhi. O spegniamo i cervelli: possibile che i nostri amministratori non vedano queste ragazze agli angoli della città, dalle sette di sera in poi, con lo sguardo spento e le braccia incrociate, come se volessero chiedere il favore di non essere mai più infrante e calpestate? E dov’è la differenza tra loro e le ragazze lavavetri? In nome di chi queste piccole donne sono inchiodate ai loro tergicristalli consumati e ai loro marciapiedi sudici? Domande senza risposta. Ufficiale. Perché la risposta la conosciamo tutti e corrisponde ad una sola spietata parola: sfruttamento femminile. Oggi Myriana, dice, ha un lavoro: vende accendini ai semafori. È felice, anche se il guadagno è minimo, perché ha smesso di vendere la cosa che più le era cara: la sua dignità.
Commenti degli utenti
Nessun commento rilasciato.