Astrattismo e inquietudine
Astrattismo e inquietudine
di Marco Papasidero

20/11/2007 - Sarà aperta a Messina, sino al 22 novembre, la mostra “Gravures du monde bouleversè”, personale del pittore Pippo Martino. Il surrealismo è la chiave di lettura delle sue opere, originali e ricche di significati. Dietro ogni minima raffigurazione, realizzata con le tecniche più disparate (olio, acquerello, matita, acquaforte, incisione, etc…), è celato un messaggio diretto e penetrante che si sviluppa dall’intima inquietudine dell’artista, quanto mai stanco del mondo che lo circonda. Un mondo fatto di brutture, di violenza e malvagità, di prevaricazione sui più deboli, di adorazione del dio denaro. Il surrealismo, che è la risposta a questo inquietante ricettacolo, è il mezzo attraverso il quale ogni rappresentazione viene ribaltata, assumendo una sfumatura impensabile e talvolta bizzarra.

“Dipingo fin da ragazzo - ci dice il pittore che nella vita insegna storia all’università di Messina -, sono autodidatta anche per via della morte di papà che mi ha indotto, per necessità economiche, a cercare di arrotondare con i miei dipinti ad olio. Questo è il mio ennesimo lavoro, ho fatto il dirigente, l’insegnante di diritto ed economia, e adesso il pittore. L’aver intrapreso attività differenti dall’artista – accenna un leggero sorriso – mi ha dato una grande libertà artistica.” La grande attitudine di Martino allo sfuggevole ed iridescente mondo dell’arte è ravvisabile nelle numerosissime opere che ha realizzato durante la sua vita: sculture, gioielli, dipinti, incisioni.
Altrettanto interessante è la sua formazione; laureato in scienze politiche, ha frequentato un laboratorio di Tecniche Calcografiche, ha seguito il corso di Grafica Sperimentale presso la scuola Internazionale di Grafica di Venezia, ha appreso le tecniche del mosaico a Ravenna e quelle del restauro a Roma, inoltre è stato formatore per il “Piano Nazionale del Cinema” del Ministero dell’Istruzione.

Secondo Martino “è compito degli artisti dare il loro contributo per la realizzazione di un mondo diverso. Infatti ci sono gli artisti ‘buffoni di corte’, che lo fanno solo per il potere e la fama e quelli ‘giullari’ che invece lo fanno per raggiungere la gente comune.

Tra le opere esposte nella mostra, visitabile in via G. Venezia (per intenderci quella che si snoda sopra l’università centrale), ci sono dodici incisioni che vogliono essere un punto di vista critico sul mondo di oggi, condite sempre da un pizzico di ironia. Queste opere, raggruppate sotto il titolo “Fossili Mesonirici”, rappresentano creature immaginarie composte da elementi animali, umani e naturali. Sotto ogni raffigurazione, che sta a rappresentare una precisa sfaccettatura o categoria della nostra società, il pittore ha collocato un cartellino in cui è riportata una descrizione propria e fantasiosa del “fossile” in questione.

Altrettanto penetrante è “Mondo capovolto”, che rappresenta una figura femminile con la testa piantata nel terreno e ricca di “radici” e le gambe, da cui si dipartono fitti germogli, all’aria. “Tratto sempre del modo femminile – precisa Martino -. Anche questo è in realtà rovesciato perché il punto di vista è sovvertito. Le donne hanno la testa per terra, cioè vogliono vivere una vita concreta (le radici), ma nello stesso tempo hanno i piedi in aria perché ogni donna cela dentro di sé una dimensione utopica.”

Quando e come nasce una sua opera?
“Un’opera nasce in qualsiasi momento, ma prima viene fuori l’idea e poi ci lavoro su. Raramente faccio il bozzetto e, inoltre, sono solito iniziare la realizzazione delle opere e poi lasciarla incompleta per parecchio tempo, come se l’opera dovesse sedimentare. La mia tecnica preferita è la pittura ad olio, anche se spesso mi piace mischiare tutti i colori rimasti sulla tavolozza (questo miscuglio si chiama verdone) per abbozzare il disegno”

Sono cambiate le tecniche che utilizzava quando era ragazzo rispetto ad oggi?
“Si, notevolmente. In passato dipingevo molti paesaggi. Ora quei pochi che realizzo sono desertici. Ad esempio ultimamente ne ho realizzati due in bianco e nero con passaggi cromatici intermedi ed uno con il bianco, il nero ed un arancio mezzo tono.
Il cambiamento delle tecniche è comunque dovuto anche alle numerose esperienze che ho vissuto. Ad esempio ricordo che una volta inventai un falso scavo archeologico ed una falsa antica civiltà e dipinsi tutti i loro immaginari utensili, le loro abitazioni e tutte le altre cose che avrebbero potuto possedere.”
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