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Redazionale


di Elisabetta Viti
20/11/2007 - Ancora una tappa generatrice di belle emozioni per il progetto Arti Meridiane Lab con cui la Regione Calabria dimostra di voler rilanciare la cultura del e sul territorio partendo da quelli che aspirano ad esserne – dai tempi di Graziano e Irnerio, padri storici di ciò che nel 1100 dopo Cristo si chiamava ancora studium generale – i centri di propulsione e formazione: ovvero quel mondo sempre vitale, malgrado la crescente burocratizzazione malattia del moderno, rappresentato qui dagli atenei di Reggio Calabria (Università Mediterranea), Catanzaro (Università Magna Graecia) e Cosenza (Università della Calabria). Il progetto ne rispetta altresì l’originaria pretesa universale - l’antica articolazione cosiddetta “liberale” nel senso di “ciò che riguarda gli uomini liberi” del trivio e del quadrivio - collegando le tre facoltà calabresi intorno all’idea concreta di un dialogo tra le arti, teatro, cinema, video e musica.
Armonie, lo spettacolo che ha portato in scena, il 14 e 15 novembre scorso, al Teatro Piccolo del Campus di Arcavacata, l’annuale rassegna dei Cori universitari, rappresenta forse il più genuino di questi diversi tentavi con cui l’università torna ad essere luogo di incontro, circolazione e scambio di idee, ponendosi come in ideale continuità con le indimenticate figure dei clerici vagantes, tipologia speciale dello studente fuori corso che affidava - e partecipava - attraverso i canti la propria originale visione della vita e del mondo.
I protagonisti di questi incontri di voci non sono infatti artisti professionisti o figure note del mondo dello spettacolo, come Vincenzo Pirrotta o Giovanna Marini, ospiti nei giorni scorsi della medesima iniziativa, ma gli studenti e i docenti di tre realtà coreutiche consolidate nei rispettivi contesti universitari : il coro polifonico dell’Università della Calabria (Unical), il coro “Diego Carpitella” dell’Università La Sapienza di Roma e il coro dell’Università di Palermo.
Sin dalla sua prima edizione, Palermo 2004, la rassegna che li mette insieme una volta l’anno centrò l’obiettivo di “costituire un momento d'incontro fra realtà universitarie geograficamente differenziate che, partendo dal comune interesse per la musica, potessero approdare alla costruzione di relazioni più generali, quale presupposto di ulteriori proficui confronti culturali e scientifici.”
Ho conosciuto una voce del coro polifonico dell’Università della Calabria (Rende), il tenore Paolo Zicari che mi ha gentilmente fornito materiale prezioso per questo articolo. Dalla sue parole, tra un’insalata e un panino alla mensa del campus, è subito emersa la goliardia (ancora i vecchi compositori dei carmina!), la voglia di mettersi in gioco al di fuori della logica similpecuniaria dei “crediti formativi” (Pietà, signor ministro!) per dare di nuovo senso a quel tempo perso, libero o “ozioso”, la cui accezione latina abbiamo completamente smarrito. E poi l’orgoglio di far parte di qualcosa di più esteso del 10 per 30 centimetri del proprio libretto universitario. Di crescere insieme. Qualità preziosa per vitalizzare (resuscitare?) il vecchio esercizio dialettico di docenti e discenti, evitando le secche delle performance ex cathedra e i deliri della burocratizzazione.
C’è da aggiungere, per quel che può contare il parere di una non esperta che questi “ragazzi” (studenti e non) sono bravi. Dall’ Ave Maria di Rossini all’Ave Verum di Mozart, dalla Chanson I di Debussy al Salve Regina di Litz, passando per Bruckner, Orff, Bovet, Vecchi e Azzaiolo, l’esperienza nata tre anni fa ad Arcavacata e coadiuvata dal maestro catanese Massimo Privitera, musicologo, musico pratico e professore associato di “Storia della musica dall'antichità al rinascimento” presso l'Università della Calabria, si è dimostrata ancora una volta vincente e in grado di esprimersi degnamente accanto a realtà coreutiche più mature, per anzianità, come quella del “Diego Carpitella” de La Sapienza o del coro dell’università palermitana. Proprio grazie alla presenza di quest’ultime, per scelta dei rispettivi direttori, Giorgio Monari, vicepresidente dal 2005 dell’Associazione Regionale Cori del Lazio, e Pietro Gizzi, insegnante presso il Conservatorio “Vincenzo Bellini” di Palermo, le Armonie ascoltate qualche sera fa ad Arcavacata si sono arricchite di brani di tradizione siciliana, introdotti dal coro di Palermo, e degli Spirituals, introdotti dal coro di Roma.
Altrettanto riuscite le numerose occasioni che intessono il curriculum dell’Unical: dai vari concerti sul territorio cosentino all’esecuzione, nel giugno del 2005, in collaborazione col Coro Polifonico dell'Università Tor Vergata di Roma e del Nuovo Coro Lirico Sinfonico Romano, dei Carmina Burana di Carl Orff, alla partecipazione alla 4ª Rassegna Corale "Città di Palmi" 2006 fino a quella del novembre 2006 al "Welcome Day", prima Festa delle Matricole svoltasi presso il Campus di Arcavacata.
Ma il coro resta soprattutto una realtà di libera aggregazione di studenti e docenti, insieme per passione della musica come momento di relazione. Lo dimostra un piccolo dettaglio che ha meglio evidenziato il colore “goliardico” di antica tradizione delle serate trascorse coi cori ad Arcavacata.
Mercoledì era anche il compleanno del maestro Privitera, da qui l’idea con cui i suoi ragazzi hanno cambiato scaletta a sua insaputa e regalato al pubblico un’atmosfera di intimità. L’attacco del Mèli Mèlo che ha concluso lo spettacolo è così diventato, per il direttore e per tutti, in un attimo, un classico coro di buon compleanno. Conoscete modo più efficace per convertire al canto anche gli stonati?
E allora… lunga vita allo spettacolo (ma questa è già un’altra storia…)
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