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Redazionale


di Tonino De Pace
21/08/2007 - Regia: Joe Carnahan
Interpreti: Ben Affleck, Andy Garcia, Ray Liotta, Alicia Keys, Jason Bateman.
Distribuzione: UIP.
Origine: USA 2007.
Durata: 109’
Oh, questi post tarantiniani che sguazzano nel milieu del maestro e che (ri)costruiscono, nel silenzio e nell’ombra (ma chi è Joe Carnahan che ha realizzato due film misconosciuti, passati in sordina? Qualcuno ricorda per caso Narc. Analisi di un delitto o Sangue, proiettili e ottani?) un cinema iperbolico e ipercinetico che obbliga a un iperlavoro neuronico per stabilire collegamenti tra i personaggi. Proprio in quest’aura di trasformazione del pulp in post/pulp, che trasforma le storie a partire dai personaggi, va ricercata la misura di un cinema sui cui limiti oggettivi è inutile soffermarsi. Il più evidente? Una storia funzionale al destino dei personaggi e non una storia che abbia i personaggi come protagonisti. Accade, per i cicli naturali e anche per il cinema, che nel suo progressivo e incessante affastellarsi, proponga di vedere, su due media complementari e profondamente avversi, due storie, due film, due ipotesi differenti di cinema. Da una parte lo Smokin’ Aces di cui si parla e, ventiquattrore dopo, in visione estiva e accalorata, Il Padrino, parte II del Francis Ford Coppola che ci ha regalato, da sempre, un cinema compatto e misterioso (Apocalipse now, nelle sue due versioni, Il Padrino, nelle sue tre parti, Peggy Sue si è sposata, per citare i sei titoli ai quali ci si è, per affinità elettive, affezionati). Le due visioni che hanno accompagnato due successive serate estive, non possono concorrere tra loro. Se da una parte la malavita è Israel con la sua corte dei miracoli, che pure diverte e abbaglia, dall’altra c’è la misteriosa, carnale, sanguigna e tentacolare famiglia Corleone, i riti e la sospensione della paura, il sospetto e la diffidenza. Da una parte uno sguardo miracolato dalla velocità della esecuzione, dall’altra la scientifica analisi di uno sguardo miracolato (e basta!). Da una parte un tachicardico festival di killer alla ricerca del denaro facile, dall’altra una bradicardica storia familiare dal passo lungo, un mistero che non pare avere fine e una metamorfosi lenta e cruenta di un mondo altro che solo il cinema avvolgente di Coppola e di pochi altri riesce a regalarci.
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