Indimenticabili Bon Jovi
Indimenticabili Bon Jovi
di Aldo Sconti

03/08/2007 - Partire da Reggio Calabria con una meta nel cuore… Londra. 24 giugno. Ci sono anch’io. Sudore e lacrime. Non importa se è la prima volta che li vedi o sei uno di quelli che li segue in tour per mezzo mondo. Dopo un concerto dei Bon Jovi, le facce tendono ad assomigliarsi tutte. Genitori, che con la scusa di accompagnare i figli, tornano a scatenarsi come se avessero 20 anni; coppie di innamorati che cantano abbracciati l’ultimo romantico singolo, gruppi di amici che ballano con il volto lacerato dalla gioia.
Del resto i Bon Jovi(Jon Bon Jovi, Richie Sambora, Tico Torres, David Bryan) hanno all’attivo una carriera che dura da 25 anni con 120 milioni di dischi venduti e oltre 3.000 concerti suonati in più di 50 paesi. Il luogo scelto è l’O2 Arena (l’ex Millennium Dome) che, proprio con il concerto dei Bon Jovi, apre ufficialmente al pubblico. La struttura, costruita per celebrare l’avvento del nuovo millennio e ritenuta da molti uno spreco di denaro pubblico, è stata rilevata dalla compagnia telefonica O2 che, con un investimento di 600 milioni di sterline, ha provveduto a ristrutturarla, creando un luogo di riferimento per concerti e eventi sportivi (nei prossimi mesi sono previsti, tra gli altri, i concerti dei Rolling Stones e l’esibizione, per la prima volta in Europa, dell’NBA) .
Quando, lo scorso 20 aprile, i Bon Jovi aprirono le vendite online per il loro unico concerto europeo dell’anno, i 20.000 biglietti disponibili andarono esauriti in meno di un minuto. L’occasione è stato il lancio del nuovo album, Lost Highway, definito dal frontman della band come “un disco dei Bon Jovi influenzato dal sound country di Nashville”. Il risultato sono 12 canzoni entrate immediatamente nel cuore dei fans. Ma l’apertura del concerto di domenica è riservata ai classici del gruppo del New Jersey. Mentre la band attacca l’intro di Livin On A Prayer, è proprio Jon Bon Jovi a mancare dallo stage. Quando le prime note di chitarra risuonano nell’arena, il megaschermo si accende improvvisamente. Jon Bon Jovi, sorriso alla James Dean e camicia nera attillata, cammina tranquillo nel backstage. Le telecamere lo seguono fino al suo ingresso sul palco. E’ il delirio. Ventimila persone che urlano e saltano: una celebrazione della vita. Lo show prosegue con You Give Love A Bad Name, altro pezzo estratto dall’album Slippery When Wet del 1986 ma che mantiene la freschezza di un brano contemporaneo, almeno sentendo l’entusiasmo dei fan. La perfetta integrazione di classici e canzoni nuove di zecca è il motivo portante del concerto, “Una per me e una per voi, dai pezzi vecchi a quelli nuovi” è l’intento dichiarato del biondo cantante. Dalla title track e rockeggiante, Lost Highway alla ballad intima e quasi minimale You Want to Make A Memory, la band accompagna il pubblico alla scoperta dei nuovi pezzi che raccontano di “amore, vita, perdite e libertà”, come li presenta Jon Bon Jovi. L’album è, infatti, influenzato dalle vicende del chitarrista Richie Sambora. Dopo la separazione dalla moglie(l’attrice Heather Locker) e la perdita del padre, Sambora ha passato un periodo in una clinica per superare la dipendenza dall’alcol e si presentava per la prima volta sul palco dopo il periodo di disintossicazione. Apparso in forma come non mai, con riff poderosi e assoli al fulmicotone, il chitarrista ha quasi rubato la scena al frontman che, per una volta, sembrava compiacersene. “Bentornato fratello, è bello rivederti” è stata la dedica di Jon Bon Jovi all’amico di sempre. E così passando da It’s My Life, cantata a squarciagola da 3 generazioni di fans, alla sempreverde e ammiccante Bad Medicine, la band scuote le fondamenta dell’arena prima di tornare nei camerini. Lo show non è ancora terminato, però. Al ritorno sul palco, è il tastierista David Bryan a essere protagonista mentre Jon Bon Jovi introduce una canzone della quale, ammette, avrebbe voluto essere lui l’autore. E’ Hallelujah di Leonard Cohen che il pubblico ascolta emozionato e in silenzio. Il concerto si chiude con Wanted Dead Or Alive, l’inno alla vita on the road, e Keep The Faith, per ricordare che esiste sempre una speranza.
Dopo oltre 2 ore, la band saluta i presenti con un sorriso e una promessa: “Torneremo, ci vediamo presto”. L’inizio del tour mondiale della band è previsto per Gennaio 2008.
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