Basta poco… ed è subito Vasco
Basta poco… ed è subito Vasco
di Aldo Sconti

18/07/2007 - Non è bastato il sole cocente a fermare la “combriccola del Blasco”. Già dalle prime ore di Sabato, i fedelissimi erano lì, ad assiepare i cancelli nella speranza di conquistare le prime file. Siciliani e Calabresi, in maggioranza, ma anche gente da tutta Italia che aveva viaggiato per 12 ore, in treno o in macchina, per raggiungere Messina, lo Stadio S.Filippo. I cancelli aprono prima delle 15, si scatena la corsa per stare sotto il palco. Il caldo non lascia tregua, l’acqua scarseggia. Ma i veri fans non mollano, resistono, si sacrificano. E lui, Vasco, non li deluderà.
Quello di Messina è il sesto di otto concerti che il rocker emiliano ha fissato per questa estate. Tutti sold out, ovviamente. E’ un tour atipico, senza un disco nuovo da promuovere(arriverà in autunno, titolo provvisorio “Discovolante”) ma con la solita voglia di divertire e stupire. La produzione è in grande stile, il palco enorme:”Costa oltre quindici milioni di euro. Lo faccio-spiega il “Sig.Rossi”- per reggere il confronto con i grandi tour internazionali”.
Ci deve essere molto affezionato, al palcoscenico, se arrivando puntualissimo alle 21.20, non lo abbandona se non dopo la mezzanotte. Jeans, maglietta e cappellino d’ordinanza, Vasco si presenta sulle note della Cavalleria Rusticana ma la lirica lascerà ben presto spazio al Rock N Roll. Il primo pezzo è Basta Poco, il brano che il cantante di Zocca rilasciò su internet senza alcun preavviso lo scorso gennaio. Una partenza spinta per i 40.000 del S.Filippo che iniziano a ballare.
La band che accompagna Vasco è sostanzialmente uguale da diversi anni e fa affidamento su musicisti di livello internazionale come il chitarrista californiano Stef Burns, uno che, per intenderci, ha suonato sui dischi di Alice Cooper. Il Blasco, come lo chiamano i fans, lascia grande spazio ai virtuosismi del gruppo, approfittandone per prendere un po’ di riposo nei camerini di tanto in tanto.
La prima parte del concerto è disegnata per i fans duri e puri. Canzoni come Lunedì, Anima Fragile e Vivere una Favola, forse non conosciutissime dal grande pubblico, sono una delizia per gli appassionati che hanno il privilegio di ascoltarle dal vivo dopo anni nei quali mancavano dalle scalette. C’è spazio anche per la cover di Lucio Battisti “La Compagnia”, di cui Vasco ha inciso la sua personale versione, inclusa nel singolo di Basta Poco, e per Non Sopporto, brano inedito che non entusiasma il pubblico, nonostante il ritmo molto veloce.
La seconda parte dello show, invece, è molto più “mainstream”. I grandi classici della discografia di Vasco infiammano il pubblico. Dagli spalti arriva un coro imponente che intimorirebbe molti ma non uno come Vasco. Sembra essere una sola voce(quella di Vasco e quella della gente) a cantare pezzi come Sally, Gli Spari Sopra, Siamo Solo Noi o Rewind. Arriva Stupido Hotel e, come tradizione, segue la presentazione della band a cura di Diego Spagnoli, il tecnico e l’amico fidato. Il gruppo lascia il palco ma le emozioni continueranno ancora per un po’. Si ricomincia con Bollicine cantata quasi interamente dal pubblico mentre Vasco si aggira sulla scena con lo sguardo interrogativo. “Coca cosa?”, chiede. La risposta del bassista, Claudio Golinelli, non sembra convincerlo appieno. E’ il turno di Vivere, splendida nell’esecuzione ed emozionante come nessun altro pezzo, un pugno nello stomaco. Vita Spericolata e Albachiara chiudono lo show, dopo 160 estenuanti minuti.
La gente defluisce dallo stadio trovando code chilometriche per tornare a casa. C’è tutto il tempo per ripensare al concerto. Vasco Rossi si conferma il più grande, il più amato, il più ascoltato. La voce è ancora quella dei tempi d’oro, il fisico molto meno ma non importa a nessuno. Manca, come al solito, l’interazione verbale con il pubblico che si limita ai saluti di rito. Vasco comunica con le canzoni e con i gesti. Se non fa grandi discorsi, per una volta, va bene così, senza parole.
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