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Redazionale


di Enrica Tancioni
27/04/2007 - Incubi ed immagini semi-oniriche. Corpi deformati e deformanti. Scenari logori e decadenti.
Questi gli elementi del linguaggio estetico di Floria Sigismondi, nota artista canadese.
In bilico tra diverse discipline, come: cinema, video-arte, fotografia e regia, la cultrice di Marilyn Manson crea uno stile iper-surrealista, in cui le immagini nascono dallo stadio di semi-incoscienza. La Sigismondi si esprime mediante allucinazioni, quelle stesse allucinazioni presenti nei lavori del Reverendo. Ecco che dall'unione di queste due menti nasce The Beautiful People.
Un leader di chiara ispirazione neo-fascista comanda la folla, formata da individui ultra-cinquantenni e giovani obesi, che formano una casta inferiore. Prendono così forma tre livelli d'azione: la narrazione della storia, le attività del leader e gli atti delle classi inferiori. Il cantante impersona il ruolo del capo che, aggirandosi tra individui semi-automizzati, si carica di grande potere. Il corpo diventa il protagonista indiscusso, tanto da essere trasformato dall'uso di cosmetici e vestiti particolari.
Ombre nere circondano gli occhi, che assumono le sembianze di buchi neri privi di vita, mentre toni rossastri si applicano sulla bocca, maggiore strumento di comunicazione. Gli indumenti antichi riportano ad un passato inutile, proprio come i ricordi, perchè ciò che conta è la trasformazione. In questo universo, inoltre, trovano largo spazio gli strumenti ortopedici e le protesi, il cui unico scopo è quello di correggere o addirittura di costringere un corpo ad ottenere ciò che desidera.
L'uomo comune allora sparisce, per lasciare posto ad un essere che recita un ruolo: quello di un leader che usa la metamorfosi per conseguire il potere. La parola chiave diventa la trasformazione, la quale risulta enfatizzata tanto da animali, come scarafaggi e farfalle, quanto dalla morte, che segna contemporaneamente la fine e l’inizio di uno stadio. Il corpo muore e si decompone per entrare a far parte di un contenuto magico: la terra.
Le immagini, fortemente accelerate, creano un universo parallelo, dove la realtà si confonde con l’incubo. Lo spettatore rimane impressionato, ma non riesce a prendere coscienza di quanto ha osservato. Le visioni danno vita a messaggi subliminali, dal momento che sono immagazzinate nel subconscio. Nonostante la presentazione dei fatti risulti trascurata, l’effetto sfocato serve alla regista per esibire un episodio crudo che entra in simbiosi con il significato del video. La narrazione è in sintonia con il ritmo della canzone, che si gioca sull’alternanza di tensione e distensione. Il linguaggio visivo si tinge così di tinte scure e lugubri che, nonostante tutto, trovano proseliti ed amatori. Floria Sigismondi non è una seguace del diavolo, come spesso è stata definita, ma un’artista che ha fatto delle atmosfere macabre il proprio cavallo di battaglia.
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