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Redazionale


di Maura Mollo
16/04/2007 - La chitarra elettrica comincia a suonare e le luci lentamente si spengono. La scena, minimalista. Il cantore entra silenzioso e si siede in un angolo del palco. Stappa una bottiglia di vino. Silenzio. Mi chiedo se russerò. Invece dopo un leggero empasse iniziale, mi metto comoda e mi lascio catturare dalla storia dei Carichi Sospesi. Sarà perché l'attore principale (Silvio Barbiero) viene a sedersi davanti a noi e ci guarda in faccia mentre si trasforma nell'investigatore napoletano che dipinge in un crescendo la vicenda. Sarà perché il coprotagonista (Paolo Tizianel) alterna musica a battute grottesche che liberano risate in platea. Sarà perché il regista gioca con le luci come fossero altre note musicali.
Sarà perché dietro c'è il genio affilato di Manuel Vazquez Montalban.
"Una sconosciuta che viaggiava senza documenti" diventa una sinfonia surreale ma bella. Una storia di vino e fantasmi. Di reale e illusorio. Una finestra sul grottesco mondo dei vivi che inseguono i morti con un bicchiere di rosso in mano.
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