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rassegna stampa calabrese
Fonte: Strill.it
Data: 30/01/2011
Autore: strill.it
Provincia: Reggio Calabria
Comune: Reggio Calabria
Argomento: Cronaca
Inaugurazione dell´anno giudiziario: il discorso del presidente della Corte d´Appello di Reggio
Segue, in forma integrale, la parte introduttiva del discorso pronunziato dal presidente della Corte d'Appello di Reggio Calabria Luigi Gueli
in occasione della cerimonia per l'inaugurazione dell'Anno Giudiziario 2011:
Intendo preliminarmente reiterare il mio personale saluto al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in considerazione del ruolo di Capo dello Stato, di rappresentante dell’Unità Nazionale e di Presidente del C.S.M. e del modo equilibrato ed autorevole con il quale sta guidando la difficile situazione politica che attraversa il Paese.
Un saluto speciale intendo poi rivolgere a tutti gli Avvocati dello Stato e del libero Foro presenti o rappresentati per il ruolo essenziale svolto nell’amministrazione della Giustizia, ed anche loro coinvolti nella fatica di una auspicabile, ma non ancora realizzata, modernizzazione della giustizia, e succubi dei tempi non commendevoli della stessa.
Un particolare pensiero e ricordo rivolgo alle famiglie di tutti gli Avvocati del Distretto deceduti durante l’anno scorso ed alla famiglia del Dott. Antonino Mazzù, Presidente del Tribunale per i Minorenni, anche egli deceduto l’anno scorso.
Anche qust’anno ho proceduto all’onore ed onere di questa pubblica riflessione con il contributo essenziale di alcuni colleghi della Corte (Bruno Finocchiaro, Fortunato Amodeo, Fiorenza Freni, Giuseppe Gambadoro) nonchè del Dirigente le Cancellerie (Dott. Francesco Scopelliti), con i quali ho avuto numerosi incontri onde migliorare gli standard di lavoro della Corte stessa.
Mi preme sottolineare, a tal proposito, che per la prima volta, dal 2007, data della mia presa di possesso, l’organico dei Presidenti di Sezione della Corte è al completo, e che ben quattro su 6 hanno però preso possesso nel corso dell’ultimo anno, per cui posso avere dei validi interlocutori, pienamente legittimati.
Un vivo ringraziamento particolare intendo rivolgere, ancora una volta, ai miei più stretti collaboratori, Sig. Vincenzo Floccari, responsabile dell’Ufficio segreteria della Presidenza, ed alle Sig.re Mara Febbe e Maria Marcianò nonché all’ultima arrivata D.ssa Antonella Cama, cooptata ma su richiesta del C.S.M., per l’ampia disponibilità dimostrata nei confronti dell’Ufficio, anche in considerazione del gravoso ruolo da loro svolto in relazione ai nuovi sempre più estesi compiti del Consiglio Giudiziario, in base al D.Lvo del 27.01.2006 n. 25, ed al Sig. Francesco Saija, Consegnatario di questo Ufficio, per il prezioso ed intelligente contributo offerto a questa Dirigenza, sempre più coinvolta in gestioni amministrative.
In ordine al Consiglio Giudiziario, non posso che confermare la sua totale efficienza e funzionalità (non esiste alcun arretrato) e la sua capacità di intervento, nei limiti delle proprie competenze, nonostante gli onerosi, complessi e nuovi compiti assegnati allo stesso dalla legge.
Ho ritenuto confermare – in assenza di valide controindicazioni - le novità apportate nelle mie precedenti relazioni, e, a tal fine, ho allegato alla presente relazione per l’anno 2010-2011, quelle del Procuratore Generale della Corte nonché quelle dei Presidenti dei Tribunali del Distretto, del Presidente del Tribunale di Sorveglianza, del Presidente f.f. del Tribunale dei Minorenni di Reggio Calabria, dei Procuratori della Repubblica del Distretto nonchè del Procuratore della Repubblica dei Minorenni di Reggio Calabria, che, meglio di me hanno illustrato ed esposto le singole realtà e le problematiche dei rispettivi Uffici.
Anche i Dirigenti la Polizia Giudiziaria hanno inviato una relazione sull’attività svolta.
Anche quest’anno, come purtroppo peraltro avviene da vari anni, non possiamo presentare un bilancio del tutto positivo di una giustizia efficiente, e quindi rispettata dai cittadini, che, come risulta da tutti i sondaggi, purtroppo, mostrano sempre meno fiducia nei confronti delle Istituzioni tutte, anche se la giustizia appare in lenta risalita (al 4° posto secondo un sondaggio effettuato su Venerdì di Repubblica del 10.12.2010 con un indice di fiducia peraltro inferiore al 50%).
Il nostro sistema legislativo - c.d. bicameratismo perfetto -, appare sempre più lento, farraginoso, barocco e non rispondente alle esigenze pressanti del tempo, con risposte quindi certamente non tempestive, mentre certe esigenze richiederebbero interventi molto più rapidi ed incisivi, corrispondenti ai tempi moderni che li reclamano.
La diminuzione del numero dei parlamentari; la divisione dei compiti dei due rami del Parlamento; rivedere il concetto stesso di delegificazione del nostro Paese (che non si dovrebbe occupare, ad esempio, della misura cui dovrebbe essere sottoposto il taglio della coda dei cani) e la diminuzione dei costi della politica sono all’ordine del giorno di tutte le forze politiche che appaiono quasi timide e timorose di concordare su “qualcosa”, nonostante i continui inviti alla coesione rivolti alle stesse da parte del Presidente della Repubblica.
E del resto l’indice di fiducia nelle Istituzioni traballa sempre di più.
Nel già ricordato Venerdì di Repubblica del 10.12.2010 solo Forze dell’Ordine e Presidente della Repubblica superano il 50% dell’indice di fiducia dei cittadini.
Nell’ultimo posto si trovano associazioni sindacali, Parlamento e partiti (nell’ordine, con indici di fiducia inferiori al 20%, in ulteriore crollo rispetto agli anni 2008 e 2009).
Trovo, come già detto nella mia ultima relazione, il dato molto sconfortante e dovrebbe indurre le Istituzioni, pilastro del sistema democratico ad una seria riflessione ed autocritica, soprattutto in un sistema che si definisce parlamentare e fondato sui partiti.
La sconcertante “guerra” intervenuta tra le Istituzioni e lo scambio di accuse fra le stesse ormai a livello di rissa permanente e di veri e propri insulti personali allontana sempre più pericolosamente i cittadini dalla vita pubblica con ricadute che potrebbe incidere sulla stessa tenuta democratica del Paese.
Le continue emergenze, da me denunciate nelle precedenti relazioni, non sono sostanzialmente, allo stato, venute meno, per tutte le articolazioni, di cui è composto il “sistema giustizia” del Distretto.
Per quanto riguarda i Magistrati addetti alla Corte e ai Tribunali del Distretto i tempi di copertura dei posti risultanti dalle normali vacanze si allungano sempre di più per i motivi più vari, e a volte giustificati, e pertanto si è lontani da una copertura almeno soddisfacente dei posti in organico.
Il che vale, grosso modo, per tutti gli Uffici Giudiziari del Distretto, sia giudicanti che requirenti.
Peraltro l’impossibilità giuridica di utilizzare pienamente, in tutti i settori, i magistrati di nuova nomina ha reso vieppiù difficile la “messa” in efficienza degli Uffici Giudiziari del Distretto.
Altra emergenza non secondaria è poi quella della scarsità del personale amministrativo che colpisce tutti i Tribunali e le Procure del Distretto (Reggio, Palmi e Locri), gli Uffici dei Giudici di Pace, ed anche la stessa Corte.
La principale attività del Ministero è stata, in pratica, quella del semplice ridimensionamento degli organici del personale amministrativo, adeguandolo, di volta in volta, a quello esistente negli Uffici del Distretto, come, peraltro, avviene nel resto del Paese.
L’ultimo concorso di accesso risale al 2000 e gli ultimi trasferimenti risalgono al 2007, nel’intento evidente di evitare il trasferimento in alcune regioni di detto personale a detrimento di altre regioni.
Il tasso di assenteismo si è chiuso con un ulteriore decremento nel computo delle giornate lavorative (1596 giornate di assenza pari a 9576 ore lavorative) con un decremento, in termini percentuali, rispetto al 2008, corrispondente a 27,95%.
Il tutto senza tener conto delle assenze per malattia o per maternità dei magistrati e del personale che costituiscono legittimi diritti, ma impediscono, di fatto, qualsiasi programmazione dell’utilizzo del personale.
Le ore di assenteismo, dopo l’introduzione della L. 133/2008 (c.d. Legge Brunetta) continuano a diminuire, computando le giornate lavorative per assenze dovute a malattia e/o altri elementi contrattualmente previsti, passando da 13.290 ore lavorative dal 2008 al 9.576 ore lavorative del 2009 (ultimi dati rilevati) con un decremento appunto del 27,95%.
Per quanto concerne le vacanze dei magistrati della giudicante, come ho già riferito alla Commissione Antimafia, si è sull’orlo del” collasso”:
- Corte di Appello: 6 Consiglieri su un organico di soli 19 magistrati, (di cui 4 al Settore Civile e 2 al Settore Penale) ed 1 trasferito nel giugno 2010 prenderà possesso solo alla fine dell’aprile 2011;
- Tribunale di Reggio Calabria: 16 Giudici su 39;
- Tribunale di Palmi: 6 Giudici su 31;
- Tribunale di Locri: 10 Giudici su 23;
- Tribunale dei Minorenni: 1 Presidente e 1 Giudice su 3;
- Tribunale di Sorveglianza: 1 Presidente ed 1 Giudice su 2.
Ma almeno i Tribunali potranno utilizzare i G.O.T..
Il che comporta per la sola giudicante una scopertura di 41 magistrati su 102 oltre al Presidente del Tribunale dei Minorenni e al Presidente del Tribunale di Sorveglianza (collocatosi in pensione il 30.11.2010).
Per gli Uffici della requirente riferirà il Procuratore Generale, ma posso tranquillamente affermare che la situazione è analoga, se non peggiore.
Devo, a tal proposito, rilevare – con mia personale amarezza – che la mancata attivazione delle procedure dei trasferimenti d’Ufficio, pur prevista dalla legge; i concessi incentivi economici non irrilevanti per i magistrati che chiedono il trasferimento nelle c.d. “sedi disagiate” (forse sarebbe meglio dire “non gradite”) e l’attivazione di altri benefici c.d. di carriera non induce un numero sufficiente di colleghi a richiedere il trasferimento presso gli Uffici del Distretto di Reggio Calabria.
Al Tribunale di Reggio Calabria e di Locri saranno a breve assegnati un congruo numero di magistrati di nuova nomina, ma con i limiti ben noti della loro utilizzazione e sorretti probabilmente dalla non tanta segreta speranza di allontanarsi al più presto da questa sede.
E sottolineo questa circostanza con profondo rammarico.
La lotta sempre più intensa e costellata di successi contro la criminalità organizzata locale – e occorre rimarcare che il fenomeno interessa, in particolare, questo Distretto – procede con ritmi sempre più crescenti grazie alla capacità professionale del Procuratore della Repubblica Distrettuale Dott. Giuseppe Pignatone ed ai giovani e meno giovani valenti colleghi assegnati a detto Ufficio e alla proficua e preziosa operatività delle Forze dell’Ordine, nel loro complesso, “che continuano ad inanellare successi su successi anche nella cattura dei latitanti più pericolosi”, e ad un Ufficio GIP sempre più gravato da procedimenti particolarmente complessi per numero di imputati e gravità dei capi di imputazione.
Ma è ovvio che occorre tenere “alta la guardia” perché la lotta è appena agli inizi e non è facile prevederne i tempi.
E va inoltre ricordato che il muro, sin’ora impenetrabile della ‘ndrangheta, comincia a franare; che sono comparsi “i primi pentiti”, certo di difficilissima gestione, ma il dato è benaugurante per il futuro.
Prosegue poi con successo l’acquisizione di cospicui patrimoni sia nel Distretto che nelle Regioni più “ricche del Paese”, anche essa di difficile gestione, attività che vede in prima linea la nostra Corte di Appello.
E che questa lotta produca risultati positivi risulta dalle stesse reazioni della “‘ndrangheta” di cui tratterò nel prosieguo.
Alla Corte è stata assegnata, a titolo di “Spese di Giustizia”, la somma complessiva di € 5.953.766,42 per il periodo in esame, somma interamente coperta con un notevole incremento rispetto al periodo oggetto di analoga rilevazione, pari al 258,57%.
E questo è un dato positivo, ma sarebbe opportuno che dette somme fossero accreditate all’inizio dell’anno per consentire una migliore e più tempestiva utilizzazione.
DATI NEGATIVI
Patrocinio a spese dello Stato per il Distretto
La spesa è aumentata a € 2.747.959,16, con un incremento pari al 13,71%.
E’ inutile ricordare ancora una volta che la sussistenza dei presupposti di tale forma di difesa è di difficile controllo basandosi su una semplice autocertificazione, per cui è possibile che tali somme siano destinate a ‘ndranghetisti pensionati con redditi bassi … ma con patrimoni di milioni di euro, come casualmente ogni tanto si scopre.
Il tutto avviene per la difficoltà di effettuare seri controlli che farebbero risparmiare lo Stato, controlli non effettuabili atteso il nostro non perfetto sistema fiscale.
Legge c.d. Pinto in attuazione del ragionevole tempo del processo di cui all’art. 111 della Costituzione.
Per quanto concerne la condanna per i ritardi accumulati dal Distretto della Corte di Appello sulla definizione dei processi (soprattutto civili) le somme impegnate – ripeto soltanto impegnate – sono diminuite, ma nessun accredito – per tale causale – è risultato effettuato per il 1° semestre 2010.
Il che rende il cittadino “vittima” dei tempi della Giustizia e permanentemente creditore nei confronti dello Stato, e i tempi del recupero del credito si allungano, con la riprovazione delle stesse Istituzioni Comunitarie.
A questo punto della legislatura è evidente che le più volte prospettate e auspicabili riforme siano ormai rimaste nel “libro dei sogni” e non saranno attuate se non in un futuro lontano, nonostante gli auspici in senso contrario del Presidente della Repubblica che, ancora in data 12 ottobre 2010, ha invitato le forze politiche a intervenire sulla materia.
Testualmente ha auspicato che per dare “piena attuazione ai principi del giusto processo e ridurre la durata dei procedimenti occorre “uno scatto” di efficienza e “scelte coraggiose” che riducano” i costi di gestione” della Giustizia.
E ha ancora richiesto interventi che semplifichino le procedure con suggerimenti non solo da parte di tutti gli operatori ma anche di ogni altra realtà interessata, compresa quella imprenditoriale.
A costo di ripetermi è ormai pacifico che la lentezza della Giustizia civile costituisce certamente una delle concause che scoraggiano non solo gli investimenti dall’estero, ma anche quelli dall’interno, atteso che le stesse imprese italiane ormai considerano più vantaggioso effettuare eventualmente investimenti all’Estero.
Eppure alcune riforme non solo non costerebbero ma farebbero risparmiare lo Stato e potrebbero essere realizzate con semplice legge ordinaria.
Continuiamo a ricevere sul punto molteplici “bacchettate” dall’Europa.
In un rapporto del Consiglio d’Europa si dice che il nostro Paese è quello che spende di più per la Giustizia, anche se questo non si traduce in una maggiore efficienza.
E si precisa che la spesa per il 2008 ammontava a quasi 4,3 miliardi di Euro (cifra sufficiente da sola per provvedere ad una c.d. legge di assestamento, ex Legge finanziaria) e che la spesa pro-capite per la giustizia in Italia ammonta a 72 euro contro i 58, ad esempio, della Francia.
A fronte di oltre 1.200 Tribunali esistenti in Italia ve ne sono solo 43 nel Regno Unito con un numero di abitanti quasi corrispondente a quello del nostro Paese.
Si è pervenuti a situazioni addirittura paradossali per non dire ridicole: abbiamo Tribunali con magistrati, ma senza personale amministrativo e Tribunali, a volte limitrofi, con personale amministrativo ma senza magistrati (le semplici cronache giornalistiche sono piene di tali non edificanti esempi).
Ho letto con soddisfazione – come magistrato – che il Consiglio Giudiziario della Corte di Appello di Torino ha chiesto di diminuire di molto i Tribunali del Distretto (ben 17), a volte distanti pochi chilometri l’uno dall’altro e collegati tra loro da un’efficiente rete autostradale e ferroviaria.
Ritengo che quella strada dovrebbe essere percorsa da tutti i Consigli Giudiziari per una migliore distribuzione di uomini e risorse nel territorio nazionale, e per costituire un vero e proprio gruppo di pressione per indurre il Ministro a effettuare una vera, seria e profonda revisione della geografia giudiziaria del Paese, del tutto obsoleta e non rispondente più a necessità reali.
Dall’ultimo congresso dell’A.N.M.I., svoltosi a Roma nell’ultima settimana del mese di novembre 2010 è venuto, a mio sommesso avviso, un chiaro messaggio: la giustizia funziona male, anzi è quasi al “collasso”, e gli stessi magistrati debbono darsi da fare –da protagonisti- per riformarla.
E’ un chiaro segnale da cui partire per aprire un serio confronto: ammettere che le cose che non funzionano non dipendono solo dagli altri.
E’ ovvio considerare che il problema della riforma della giustizia è molto complesso e non concerne soltanto quello pur gravissimo della durata del processo.
Ma si deve far carico del riordino stesso del sistema giudiziario e geopolitico degli Uffici Giudiziari, che è un terreno scendendo nel quale si urterebbero interessi ormai consolidati.
E che deve coinvolgere gli avvocati perché occorrerà incidere su quei meccanismi che consentono tattiche dilatorie.
E occorrerà infine affrontare “funditus” il tema di una vera riforma della giustizia civile, che costituisce un problema a parte da affrontare con vigore, celerità e profondità.
E si tratterebbe di riforme che comporterebbero non solo un sicuro risparmio ma una maggiore efficienza dell’istituzione giustizia.
Le nuove riforme concernenti le intercettazioni ed il processo c.d. “breve” sono ormai ferme su un “binario morto” e, aggiungo io, con molto sollievo da parte della magistratura, per la necessità delle prime quale strumento essenziale per le indagini, e per l’inutilità del secondo che si sarebbe tradotto in una semplice prescrizione abbreviata e con la rinuncia implicita alla necessaria attività punitiva della Stato.
E una tale revisione della geografia giudiziaria è ormai imposta dai vuoti dell’organico che superano abbondantemente le 1.800 unità (1.200-1.250 scaturenti da vacanze dell’organico, 300 magistrati collocati fuori ruolo e 300-350 magistrati – il numero ancora non è ben preciso - collocati in pensione nel 2010 per una non felice normativa che penalizza … chi rimane in servizio) e dalla cronica ed endemica lentezza del’espletamento dei concorsi di accesso alla magistratura, che sottraggono, a loro volta, magistrati all’espletamento del lavoro ordinario.
E, non posso che ribadire che la soppressione di uffici, peraltro privi di magistrati e di personale amministrativo non tocca dignità, cultura e tradizioni delle sedi soppresse.
E, per gli stessi Avvocati, occorre ribadire che al “nulla” è preferibile qualsiasi cosa anche se geograficamente più distante.
Solo l’anno scorso ho retoricamente domandato: è così difficile prefigurare un numero minimo di Magistrati (almeno 20) da assegnare ai singoli Tribunali, per rendere detti Uffici effettivamente funzionanti, come peraltro richiesto dalla stessa A.N.M.I.?
Istituire Tribunali con sei-sette Giudici, o meno, significa condannarli all’inefficienza totale con conseguente inutilizzabilità di Magistrati e di personale amministrativo di cui si è affamati, in altre sedi.
Il crescente successo delle Forze dell’Ordine nel loro insieme (Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Capitaneria di Porto e Forestale per quanto di rispettiva competenza) concretizzatosi anche nella cattura di pericolosissimi latitanti, l’attività giudiziaria sempre più intensa diretta al sequestro ed alla confisca di beni proventi di illeciti accumuli degli stessi,il tutto seriamente coordinato dal Prefetto, Dott. Luigi Varratta, e delle Procure del Distretto, sotto la direzione della Procura Generale, la equilibrata severità delle pene irrogate, i tempi accettabili soprattutto del corso della giustizia penale, lo smaltimento anche in appello di gravissimi processi caratterizzati da un alto numero di imputazioni e di imputati detenuti costituiscono, come era già avvenuto, l’anno scorso la motivazione in base alla quale la ‘ndrangheta ha “alzato il tiro” nella infondata speranza di intimidire la magistratura.
Il tutto scandito da “una escalation” preoccupante di attentati che sento il dovere di ricordare.
- 3 gennaio 2010: attentato agli Uffici della vicina Procura Generale;
- 21 gennaio 2010: auto carica di armi ed esplosivi ritrovata presso l’aeroporto proprio il giorno della visita del Presidente della Repubblica;
- 25 gennaio 2010: lettera minatoria inviata al Sostituto Procuratore della Repubblica Giuseppe Lombardo;
- 27 maggio 2010: lettera minatoria con all’interno un proiettile inviata al Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Giuseppe Pignatone;
- 9 giugno 2010: sabotaggio all’autovettura del Procuratore Generale Salvatore Di Landro;
- 14 luglio 2010: sabotaggio all’autovettura del Sostituto Procuratore Generale Adriana Fimiani;
- 20 luglio 2010: cartuccia di fucile caricata a pallettoni, ritrovata sull’auto del Procuratore della Repubblica di Palmi Giuseppe Creazzo;
- 26 agosto 2010: un ordigno viene fatto esplodere sotto l’abitazione privata del Procuratore Generale Salvatore Di Landro, che si trovava con la famiglia nella stessa;
- 20 ottobre 2010: viene pedinato e minacciato lo stesso Procuratore Generale;
- 8 ottobre 2010: viene ritrovato, su segnalazione anonima, un bazooka “destinato al Procuratore della Repubblica Giuseppe Pignatone”.
Oltre gli attentati al giornalista Lucio Musolini di Calabria Ora, le minacce ai giornalisti Antonino Monteleone, Giuseppe Baldessarro, Angela Corica, Agostino D’Antonio, Ferdinando Piccolo.
Le ripetute minacce hanno interessato poi amministratori locali anche di altissimo livello, quale lo stesso Governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti, e il Presidente del Consiglio della Regione Calabria, Francesco Talarico.
E mi scuso per quanto ho involontariamente dimenticato.
Tali attentati non solo non hanno “fiaccato” comunque Magistratura e Forze dell’Ordine ma anzi hanno suscitato una reazione nell’ambito della stessa società civile rinfrancata da questi successi e che vuole poter riprendere la propria vita normale e soprattutto la propria libertà personale ed economica.
Sono ancora “timide” reazioni che fanno ben sperare per il futuro e che hanno contribuito a far uscire il Distretto da quello che è stato definito dal Dott. Pignatone il “cono d’ombra” che avvolge la Regione (priva di una locale Agenzia Ansa, e anche da redazioni delle principali testate giornalistiche nazionali).
So che affrontare il tema delle riforme è difficile ma occorre incamminarsi risolutamente per questa strada non facile per evitare polemiche inutili – perchè nulla risolvono – tra potere giudiziario e potere politico con tutte le conseguenti dietrologie, che servono ad aumentare il discredito tra Istituzioni e ad allontanare il cittadino dalla vera politica.
Altra riforma indispensabile è quella della Giustizia Civile, onde eliminare l’arretrato di 6.000.000 di processi pendenti, e che deve incidere sul problema dei tempi della giustizia intollerabili per qualsiasi Paese moderno e civile e che determinano il “discredito” della stessa Europa nei confronti del nostro sistema giudiziario.
Il flusso sempre maggiore dei processi non ha impedito una flessione degli stessi e dei tempi medi della loro durata nei settori Penali e del Lavoro.
Il civile costituisce la “lumaca” e non intendo trincerarmi dietro il proverbio “mal comune mezzo gaudio”, e cioè del fatto che il problema interessa tutta l’Italia e non la nostra sola Corte.
Limitare i motivi di appello riducendoli a pochi, e non ad effettuare una semplice revisione del processo di primo grado, che rende il nostro Paese “un unicum” nel suo genere per questo settore, costituisce un vero e proprio incentivo a procrastinare i tempi della giustizia civile non senza considerare che il giudizio di appello non è mai stato costituzionalizzato, e può essere quindi limitato, o addirittura eliminato, con semplice legge ordinaria.
Passando all’esame dei singoli settori alcune brevi osservazioni per rendere edotte le Autorità presenti e la popolazione tutta di quella che è la reale situazione, con evidenti luci ed ombre.
SETTORE CIVILE
Va osservato che il vero “punto critico” della Giustizia italiana è ormai il settore civile gravato da oltre sei milioni di cause pendenti.
Sono circa trenta anni che il Consiglio d’Europa richiede al nostro Paese ripetutamente un intervento concreto senza ottenere alcuna risposta apprezzabile ed esaustiva.
In una recentissima risoluzione pubblica – 6 dicembre 2010 – il Consiglio dei Ministri dell’Organizzazione paneuropea ha chiesto al nostro Paese di sostenere gli impegni, peraltro, già presi.
Nel testo della risoluzione si legge testualmente che le autorità italiane sono “fermamente invitate” a elaborare “una strategia efficace” per risolvere la questione.
Ecco alcuni dati incontrovertibili di un “collasso” ampiamente previsto e più volte annunciato.
Durata dei processi civili: 8 anni (in realtà sono di più) che pone l’Italia al 155° posto per la lentezza della giustizia civile su 178 Paesi presi in esame e, come si suol dire, per carità di Patria, non oso dire quanti paesi del terzo o quarto mondo sono preposti al nostro; 41,5 milioni di euro il costo degli indennizzi ai cittadini “vittime” (così sono definiti) dei processi senza fine dal 2002 al 2007 (gli ultimi anni non sono stati ancora conteggiati; giudici ogni 10.000 abitanti 0,39 in Italia (sulla carta) e 0,91 mediamente in Europa, e, infine ritardi sui tempi stessi del risarcimento del danno, in spregio a quanto previsto dalla stessa legge Pinto, tempi sistematicamente violati.
E per risolvere tale situazione da coma profondo non occorrono più, come già detto l’anno scorso, semplici “pannicelli caldi” ma “robuste riforme”.
E pensare che le somme stanziate per tali ritardi sarebbero più che sufficienti per rendere la giustizia più efficiente, e quindi per risparmiare.
E inoltre va rilevato che un terzo delle cause civili arretrate è costituito da cause condominiali che, in altre realtà giudiziarie, sono risolte in sede extragiudiziaria.
L’unica Sezione Civile della Corte – per oltre metà del periodo di riferimento non ha avuto un Presidente, che ha preso possesso all’inizio del 2010, dopo una vacanza di quasi 2 anni. Dei 7 Consiglieri tabellarmente assegnati a questo settore, sono in organico solo tre Consiglieri (ma uno è stato nominato componente di una commissione di esami per un concorso di ingresso in magistratura e pertanto non sarà utilizzabile per almeno un biennio).
Nonostante ciò l’indice di ricambio rimane entro i “limiti di guardia” e non è aumentato.
E la durata media dei processi è passato, soltanto, da 2037 a 2146 giorni.
SETTORE LAVORO
E’ da segnalare il completamento – nel secondo semestre del 2009 – dell’organico della Sezione, aumentato di 2 unità in relazione all’enorme arretrato accumulato, aumento disposto circa 3 anni or sono (aprile 2008).
Il trend estremamente positivo nella mia ultima relazione non è continuato con lo stesso ritmo in considerazione della crisi economica che attanaglia il Paese, nel suo complesso, e la Regione Calabria, in particolare.
Si sono iscritte infatti ben 1797 nuove cause di fronte alle 1209 del periodo precedente (quasi il 50% in più; in particolare le iscrizioni in materia di previdenza sono aumentate abnormemente da 769 del periodo precedente alle attuali 1439).
La Sezione peraltro ha definito con sentenza ben 1743 ricorsi e le pendenze sono diminuite da 6159 del 2007 a 4097 del 2010 nonostante l’evidenziato aumento di iscrizioni, e la durata media del processo è diminuita, vistosamente da 2212 giorni a 1412 giorni).
Il tutto si è potuto ottenere grazie al lavoro di coordinamento attuato dall’attuale Presidente, raggruppando gli appelli aventi lo stesso oggetto da trattare nella medesima udienza per velocizzare la definizione degli stessi e assicurare la tendenziale uniformità della giurisprudenza.
SETTORE PENALE
Una necessaria premessa e un necessario chiarimento.
Ha destato giusto clamore nell’opinione pubblica, nella stampa locale e nazionale l’episodio relativo al deposito di una sentenza di Corte di Assise di Appello con 4 anni e mezzo di ritardo e la conseguente scarcerazione per decorrenza dei termini di alcuni detenuti per reati gravissimi (sentenza emessa nel 2006 e depositata il 27.10.2010).
La Corte di Appello ha posto in essere i rimedi necessari predisposti dall’Ordinamento, segnalando ripetutamente e con tempestività la vicenda agli organi disciplinari e para-disciplinari deputati al controllo sui magistrati, ancor prima e a prescindere dell’interrogazione parlamentare sull’argomento.
La vicenda si è conclusa il 21 dicembre 2010 - dopo il deposito della sentenza de qua- con la decisione della sezione disciplinare.
Ne è conseguito che nessuna ispezione è stata disposta nei confronti della Corte proprio in considerazione non solo delle tempestive e ripetute segnalazioni del fatto, ma anche della richiesta di questo Ufficio di posticipare la presa di possesso del magistrato interessato nella nuova sede, dopo che il deposito della sentenza fosse stato effettuato.
A questo punto devo ulteriormente premettere che l’attuale organico di magistrati e personale di tutti gli Uffici del Distretto (giudicanti e requirenti) continua a essere insufficiente, nonostante il recente ampliamento dell’organico, peraltro neanche coperto per intero.
Ma anzi scoperto, come ricordato in premessa, nella misura abnorme del 40% del solo settore giudicante in un Distretto che è all’avanguardia nella lotta alla ‘ndrangheta, che non mi stanco di ripetere alligna in questa Provincia, e da qui allunga i suoi tentacoli non solo nelle regioni più ricche del nostro Paese, ma anche in tutte le nazioni più ricche europee e del mondo occidentale. Viene, peraltro, come più volte ricordato, già difficile spiegare il semplice concetto di associazione a delinquere di stampo mafioso, a legislazioni che ignorano del tutto il fenomeno.
La Procura della Repubblica distrettuale di Reggio Calabria si è contraddistinta, in particolare, nell’azione diretta alla individuazione, sequestro e confisca, di patrimoni illecitamente accumulati, che costituiscono l’attività più temuta dalla ‘ndrangheta che mette in conto “l’incerto del mestiere” dell’arresto, ma non sopporta quello dello spoglio di beni.
E tali successi hanno indotto il Ministro a pronosticare che gli ‘ndranghetisti moriranno “poveri e in carcere”.
Vivendo sul territorio non mi “cullo” nella illusione di tale ottimistica previsione, avvertendo che la lotta è ancora all’inizio, anche se ben avviata.
Sono state presentate al Tribunale Sezione Misure di Prevenzione n. 684 proposte patrimoniali – secondo i discutibili criteri statistici fissati dal Ministero della Giustizia si fa riferimento al numero dei beni oggetto della proposta - e 77 proposte di misure personali.
I problemi relativi si “scaricano”, in un primo momento, sull’Ufficio GIP-GUP che deve affrontarli con un organico certamente insufficiente, ed in un secondo tempo sulla Corte di Appello, di cui non è stato di recente aumentato l’organico per adeguarlo agli Uffici di primo grado, nonostante la mia richiesta in tal senso, con l’ovvia conseguenza che questo Ufficio costituisce ormai il “collo della bottiglia” nell’espletamento di tale attività, atteso che tutti i provvedimenti di primo grado sono ovviamente impugnati.
Ma a tal proposito non posso non rimarcare che la Calabria ha aggiunto, al suo negativo palmares in altri settori, un’altra maglia nera.
Secondo la Sezione Centrale di Controllo della Corte dei Conti, la Calabria ha utilizzato soltanto il 36% dei beni confiscati alla ‘ndrangheta nel biennio 2008-2009.
In Calabria infatti nel 2008, Regione e Provincia non hanno mai chiesto assegnazione dei beni alla stregua di tutti gli altri enti territoriali interessati al fenomeno malavitoso.
Ed i Comuni, in particolare, non richiedono l’assegnazione “non solo per evitare grattacapi bensì perché non hanno soldi a sufficienza per far fronte alle spese di gestione” (testuale).
E a denunciarlo non è “La Padania”, ma “Calabria Ora” del 4 novembre 2010.
Il che rappresenta non solo una dichiarazione di resa dello Stato ma anche una frustrazione per i magistrati che si adoperano in questo delicatissimo settore.
Preoccupante rimane il dato già sottolineato nelle mie precedenti relazioni per quanto concerne i reati di omicidio e tentato omicidio che si sono verificati soprattutto nel Circondario di Palmi: 18 omicidi, di cui 7 a carico di ignoti, e 18 tentati omicidi, di cui 8 a carico di ignoti.
Per il resto mi riporto alla analitica, chiara e limpida relazione del Procuratore della Repubblica, Dott. Giuseppe Pignatone, che costituisce, da sola, il termometro della situazione esplosiva in cui versa il Distretto, ed alle relazioni, altrettanto pregevoli, dei Procuratori della Repubblica di Palmi Dott. Creazzo e di Locri Dott. Carbone, sedi tutte interessate al fenomeno malavitoso della ‘ndrangheta.
E a fronte di questa situazione supportata da Forze dell’Ordine particolarmente professionali e operative vi è, come già detto, una ridotta, e a volte ansimante capacità operativa della magistratura giudicante sia per quanto concerne il primo grado (GIP-GUP), sia per quanto riguarda il secondo grado (Corte di Appello).
Non posso che ribadire, in questa sede, il mio auspicio alla riforma o meglio all’eliminazione, della riduzione secca di un terzo della pena concessa per il giudizio abbreviato per i reati non bagattellari non solo per lo sconcerto che provoca detta riduzione nell’opinione pubblica ma anche per il nessun vantaggio che si realizza sotto il profilo dell’acceleramento dei tempi della giustizia, senza considerare gli altri problemi processuali che la separazione dei processi comporta nel secondo grado del giudizio.
Debbo rilevare che il trend positivo della Corte in questo strategico settore continua. Secondo i dati resi noti dal Ministero della Giustizia per l’anno 2008 e 2009 – quelli del 2010 non sono ancora pervenuti – l’indice di ricambio – intendondosi con tale espressione, il rapporto tra i processi esauriti e i processi sopravvenuti - pone la Corte d’Appello di Reggio Calabria ai primi posti tra le Corti di Appello del nostro Paese (1° posto nel 2008 e 3° nel 2009, dopo le Corti d’Appello di Potenza e di Lecce), nonostante la più volta sottolineata complessità dei processi sopravvenuti, il numero di imputati detenuti e il numero e gravità dei capi di imputazione.
Il che comporta che l’arretrato continua tendenzialmente a diminuire ed è comunque sotto controllo e che non vi sono, praticamente, condanne in tale settore, per la c.d. legge Pinto, il che costituisce un sicuro risparmio per l’Amministrazione della Giustizia.
Ma per mantenere tali risultati positivi devo ancora una volta esortare Ministero della Giustizia e C.S.M., per quanto di rispettiva competenza, a colmare le carenze più volte segnalate.
Il che costituirebbe anche un serio e notevole incoraggiamento per tutta la magistratura del Distretto.
Anche le Sezioni di Assise di Appello hanno confermato il trend positivo precedente nonostante i nuovi compiti assegnati a detti magistrati (ingiusta detenzione) e nonostante la gravità e complessità dei processi, di recente trattati, all’attenzione di una opinione pubblica non solo nazionale ma anche internazionale (processo Fortugno e “tranche” della strage di Duisburg).
E analogo giudizio positivo debbo formulare per l’attribuzione della competenza penale del Giudice di Pace, il cui campo di operatività potrebbe essere ampliato.
GIUSTIZIA MINORILE
L’organico della magistratura minorile giudicante – 1 Presidente e 3 Magistrati – è scoperto da tempo: Presidente immaturamente scomparso e 1 giudice trasferito, e ben 2 magistrati dovrebbero coprire anche le funzioni di GIP-GUP.
Di contro va rilevato che l’organico dei magistrati addetti alla Procura della Repubblica è sicuramente insufficiente essendo costituito dal Procuratore e di un solo Sostituto.
Per quanto riguarda il settore civile va rilevato che l’aggravio di carichi di lavoro – nel settore – e la carenza di organico in atto non hanno inciso – nel periodo di riferimento – sul programmato obiettivo dei tempi di gestione dei procedimenti.
Mi riporto per il resto a quanto riferito lo scorso anno e cioè che l’intervento del Tribunale dei minorenni si concretizza in provvedimenti di adozione in un numero molto ridotto di casi, giacchè si privilegia lo strumento dell’affidamento familiare in ottemperanza a quanto disposto dal legislatore con L. 28.03.2001 n. 149.
Per quanto concerne il settore penale si è mantenuto un tendenziale equilibrio tra processi sopravvenuti e processi definiti.
Lo stesso per quanto riguarda il settore GIP.
Ma non posso non osservare che questa situazione di equilibrio è molto precaria e destinata ad essere rimessa in discussione, ove non si completi con tempestività l’organico dell’Ufficio.
TRIBUNALE DI SORVEGLIANZA
Rinvio alla approfondita relazione del Presidente, Dott. Ferdinando Licata, per quanto concerne questo delicato e strategico settore, il cui organico è certamente insufficiente e sottostimato in relazione ai compiti attribuiti e alle problematiche concernenti i numerosi detenuti, e comunque non interamente coperto (manca 1 giudice e lo stesso Presidente dal 30.11.2010).
Le statistiche allegate sono comunque significative di una laboriosità certamente notevole.
Va inoltre sottolineato poi il dato relativo allo straordinario e pericoloso sovraffollamento degli Istituti di Pena del Distretto e che le piante organiche del personale di Polizia Penitenziaria e dei dipendenti civili sono certamente inadeguate e sprovviste dei mezzi necessari.
Avviandomi alla conclusione non posso poi non ricordare che quest’anno si celebra il 150° anniversario dell’Unità di Italia e non posso che auspicare che questo anniversario non costituisca motivo di ulteriori divisioni in un Paese che non ne avverte proprio il bisogno.
Il pericolo della ricorrente diatriba tra “Nord egoista” e “Sud spendaccione” non dovrebbe portare come conseguenza a una non auspicabile separazione, anche sotto il profilo meramente psicologico, soprattutto in un momento in cui la sfida della globalizzazione impone una maggiore coesione in vista dei tempi non facili, dal punto di vista economico, che attendono il Paese, come più volte ha ricordato il Presidente della Repubblica nella sua qualità di rappresentante dell’Unità Nazionale..
Debitore della Vostra personale cortesia e presenziare a questa rituale assemblea e a seguire il mio intervento, non posso che auspicare ancora una volta che Governo e Parlamento diano finalmente e veramente inizio ad un piano straordinario per realizzare quelle essenziali riforme che facciano decollare il pianeta Giustizia da questa situazione “di collasso”, denunciato da tutti i più avveduti e consapevoli operatori del settore giustizia.