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rassegna stampa calabrese
Provincia: Catanzaro
Comune: Catanzaro
Argomento: Politica
“Sono stati cinque anni di buongoverno”
Il Presidente Loiero rivendica le molte cose positive per la Calabria realizzate nel corso della legislatura che si chiude
Cinque anni addietro Lei vinse le elezioni regionali con ampio margine sul suo competitor del centrodestra, Sergio Abramo? Dopo cinque anni cosa ha visto di diverso in questa campagna elettorale?
Nella nostra più che in altre regioni, soprattutto meridionali, il centrosinistra ha un forte radicamento sul territorio. Non a caso in questi cinque anni abbiamo ottenuto, nonostante tutte le fasi problematiche che il Pd ha vissuto a livello nazionale, ottime perfomance elettorali tra cui, recentemente, l’elezione al Parlamento Europeo di Mario Pirillo che ha ottenuto, in Calabria, più consensi di Berlusconi. Cinque anni fa c’erano altre formazioni come Ds e Margherita e non c’era il Pd, c’era un governo regionale uscente di centrodestra (di cui Scopelliti era stato autorevolissimo esponente) che aveva completamente deluso. Noi abbiamo trionfato, cinque anni fa, perché la gente era davvero stanca della Giunta di centrodestra e del suo modo di fare politica. Ora la situazione è molto diversa. C’è una Regione che spende i soldi della Ue, che risparmia risanando interi settori, che riorganizza l’ente col decentramento amministrativo e la riduzione del personale, che disegna strategie di sviluppo infrastrutturale, che sta finalmente realizzando un’opera che è stata l’ambizione sempre frustrata di tutti i governi regionali che si sono succeduti nel tempo, vale a dire la Cittadella regionale. Sono passati cinque anni, ma per la mole di cose messe in campo, sembra passato un secolo rispetto allo scempio che ci aveva lasciato il centrodestra. Questo i calabresi lo hanno capito e credo che si comporteranno di conseguenza premiando il lavoro, l’impegno e le cose fatte dalla nostra Giunta in questi peraltro difficili anni.
Presidente, la sua candidatura sembrava la più naturale possibile per il centrosinistra, ma alla fine è arrivata dopo un lungo ed a volte difficilmente decifrabile confronto interno al Pd. Pensa che questo possa averla penalizzata?
In questi anni ho avuto sempre una grande attenzione al problema delle alleanze. Nonostante avessi alle spalle una sola legislatura e quindi potessi considerare naturale ricandidarmi, ho favorito l’idea delle primarie, prima istituzionali e poi di partito. Vorrei sapere quanti altri, nella mia situazione, avrebbero manifestato la volontà di sottoporsi ad una simile prova. Per conto mio ho verificato, da un anno a questa parte soprattutto, un consenso popolare notevole e ho maturato la convinzione che il centrosinistra ce la può fare, anche senza l’Udc e nonostante la scelta dell’Idv di correre autonomamente lanciando un candidato che non ha alcuna possibilità di essere eletto presidente e che quindi potrebbe solo portare acqua al mulino della destra. Sul tempo perso, dico che i miei avversari non ne hanno affatto approfittato. Scopelliti, ad esempio, ha avuto sei mesi per fare le liste e tutti hanno potuto vedere quanti pasticci ha combinato, rinnegando le sue stesse scelte. Io non ho perso tempo perché la mia attività di governo e alcune conquiste importanti per i calabresi hanno costituito la traccia per la migliore campagna elettorale che si potesse fare.
La Calabria, nonostante tutti gli sforzi profusi, ancora non riesce a decollare. Qual è il suo progetto, in caso di vittoria, per dare un ulteriore e deciso impulso alla crescita di questa regione sotto il profilo sociale e soprattutto economico?
Quando mi sono insediato ho trovato una Regione in condizioni disastrose. Premetto che non mi piace il gioco del rimbalzo di responsabilità, ma la Calabria, cinque anni fa, era letteralmente in ginocchio. Non sono io a dirlo, ma i sindacati e tutte le associazioni di categoria. Noi abbiamo fatto miracoli. Stiamo utilizzando tutte le risorse messe a disposizione dall’Ue. In pochi anni cambierà il volto economico della Regione. Sul piano sociale abbiamo attuato misure anti crisi e approvato un piano anti povertà che ci ha consentito di guadagnare una premialità di 30 milioni dalla commissione Europea. In tutti i settori abbiamo seminato molto per rendere questa regione “normale”, sul piano economico e sociale.
Il Porto di Gioia Tauro è una delle grandi potenzialità di cui la Calabria dispone, ma ancora non riesce a rappresentare un volàno di sviluppo determinante per la nostre regione. Cosa serve perché ciò avvenga?
La Giunta regionale da me guidata ha capito, sin dal suo insediamento, che il porto di Gioia Tauro rappresenta un importante terminale strategico a livello nazionale e la più grande opportunità di sviluppo economico ed occupazionale a livello regionale e locale. Il primo passo in questa direzione è stato il mantenimento in capo alla Presidenza della Giunta della delega sul porto di Gioia Tauro. Abbiamo realizzato poi un Piano di interventi che costituisce uno dei motori per lo sviluppo dell’intera regione e si inserisce tra i progetti strategici regionali del POR 2007/2013. Il Piano rappresenta, finalmente, un elemento unitario di riferimento, che individua delle direttrici, univoche e condivise, di sviluppo. In particolare sono 5 le grandi opere indicate: gateway ferroviario, secondo canale portuale; rigassificatore; piastra del freddo; nuovo interporto. A tali interventi infrastrutturali è affidato il compito di condurre, in un arco temporale di medio-lungo periodo, il porto di Gioia Tauro attraverso le successive fasi del suo sviluppo, da porto leader nel Mediterraneo per il transhipment anche a polo logistico integrato. Gioia Tauro sarà nei prossimi anni la porta dello sviluppo regionale.
La Calabria è al centro del Mediterraneo. Una posizione che rappresenta una opportunità forse unica visto che di qui a poco l’antico “mare nostrum” diventerà un mercato unico ed aperto.
A breve l’intero bacino del Mediterraneo sarà un’area nella quale uomini, beni e servizi potranno liberamente circolare. Una prospettiva strategica per tutti i territori coinvolti, e in particolare per quelli dotati di snodi logistici importanti, come la nostra regione, che ospita il più grande porto dell’area, quello di Gioia Tauro. Sull’accoglienza poi siamo l’unica regione in Italia ad aver varato una legge sui rifugiati e i richiedenti asilo. Per questo abbiamo ottenuto l’alto patrocinio dell’Onu. È un risultato enorme, così come rivoluzionari sono gli esempi di alcuni Comuni calabresi: Riace, Stignano, Caulonia, Badolato, che hanno adottato un modello di integrazione autentica e su cui il regista Wim Wenders ha inteso realizzare un docu-film che sta ottenendo un successo di critica straordinario.
La sua Giunta ha governato a cavallo di due programmazioni comunitarie, quella 2000-2006 che era stata già avviata al momento del suo insediamento, la seconda 2007-2013 programmata invece dall’Esecutivo da lei guidato.
Intanto va detto che la Giunta di centrodestra, della programmazione 2000-2006, aveva speso davvero poco o lo aveva fatto malissimo. E non aggiungo altro. Noi, intanto, abbiamo recuperato tutta la spesa e redatto un piano, quello 2007-2013, che è stato giudicato il migliore tra quelli presentati dalle regioni dell’Obiettivo 1. Per far capire come abbiamo lavorato con i Por, cito solo una nota pubblicata dall’agenzia Ansa lo scorso 18 febbraio: “C’è grande soddisfazione nella Commissione Europea per la performance raggiunta dalla Calabria che al 30 dicembre 2009 aveva già impegnato più del 30% dei finanziamenti Fesr”. Oggi la Calabria è vista come una regione virtuosa a Bruxelles. Quando arrivammo noi, nel 2005, la Calabria non godeva di alcuna credibilità proprio a causa di Scopelliti e soci, i quali erano stati pessimi nella gestione delle risorse comunitarie. Il nostro piano non è stato solo apprezzato, ma funziona realmente e presto darà ricadute importanti sul tessuto socio-economico della Calabria.
Grazie alle sue battaglie ed a quella che potremmo definire anche la sua testardaggine, la sanità calabrese non è stata commissariata. Se ciò fosse avvenuto il danno per la regione sarebbe stato enorme. Resta il problema del rientro programmato ed obbligato del deficit. Come mantenere l’impegno dei tagli alla spesa sanitaria senza rischiare di smantellare l’intero sistema sanitario pubblico?
Il Piano Sanitario di Rientro, che abbiamo elaborato e proposto al Governo, è stato accettato dall’Esecutivo nazionale smentendo quanti speravano, per meschini calcoli elettoralistici, nel contrario. Il Piano coincide con un progetto ambizioso di rinnovamento e rafforzamento per adeguare la sanità calabrese ai livelli alti della scienza e dell’innovazione tecnologica. Mi sono rifiutato di tagliare e basta. Ho dimostrato che si poteva risparmiare e insieme rinnovare. Nei prossimi 5 anni lavorerò per realizzare il Piano e garantire in modo uniforme sull’intero territorio una sanità ordinaria ed efficiente. Verranno chiusi ospedali vecchi e pericolosi per far posto a moderni presidi con servizi che garantiscano la certezza e l’efficacia della cura. La rete ospedaliera innovata verrà completata con 4 nuovi ospedali sulla cui realizzazione negli ultimi mesi si sono fatti passi importanti. Da tutto questo mi aspetto, e il Governo mi ha dato ragione, la riduzione delle spese, dei viaggi della salute, dell’utilizzo anomalo della sanità. Sì, sulla sanità faremo molto, anche perché, in uno scontro duro e spesso strumentalizzato senza alcun rispetto per la sofferenza dei malati, abbiamo fatto emergere la verità del disastro del centrodestra, creando così le condizioni per una svolta reale.
Il suo slogan, in campagna elettorale, è stato: “Loiero presidente per non dividere la Calabria”. Perché questa scelta?
Questa regione ha bisogno di tutto tranne che di dividersi, di ravvivare antichi ed insensati campanilismi che tanto danno hanno prodotto a tutti i calabresi. Siamo una piccola regione, con problemi secolari e con mille contraddizioni. Per pesare, per evitare che il Paese si dimentichi di noi, ci consideri una fastidiosa appendice, dobbiamo essere uniti, dobbiamo far capire a chi governa a Roma che questa non è una regione di vassalli o di opportunisti, ma una regione che pretende risposte concrete alle sue legittime aspettative. Perché ciò avvenga c’è, come dicevo, bisogno di una visione unitaria dei problemi, di una attenzione ai diversi territori che non sia inquinata da meccanismi localistici e da miopie di quartiere. In questi anni ho governato pensando che non si possa certo tornare alle Calabrie, perché la Calabria è una e una deve restare. Ed ogni città di questa regione deve rappresentare una risorsa sulla base della propria storia, delle proprie tradizioni, delle proprie vocazioni. Loiero è stato, per cinque anni, il presidente di tutti i calabresi. Chi pensa di poter governare questa regione puntando a privilegiare un solo territorio a discapito degli altri non solo è un pessimo potenziale governatore, ma è anche un pessimo calabrese.