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rassegna stampa calabrese
Provincia: Reggio Calabria
Comune: Palmi
Argomento: Cronaca
Cocaina dal Paraguay nascosta tra il legname - Sequestrati oltre 1500 panetti
PALMI (RC) – Una brillante operazione contro il traffico di droga, coordinata dalla Procura della Repubblica di Palmi e condotta dai carabinieri della Compagnia di Gioia Tauro e dai funzionari dell’Ufficio delle dogane del porto, frutto dell’intensa attività di monitoraggio delle merci provenienti dal Sud America, ha portato alla scoperta e al sequestro di un carico di oltre cento chili di cocaina.
Il carico di stupefacente è stato individuato all’interno di un container nel quale oltre seimila panetti di cocaina purissima erano stati abilmente occultati all’interno delle sottili liste di un carico di legname proveniente dal Paraguay e che stava per essere sdoganato.
La complessa indagine, che è ancora in pieno svolgimento negli aspetti investigativi per individuare i responsabili della spedizione e i destinatari del maxi carico di droga, è stata illustrata ieri mattina nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta nella Procura di Palmi e alla quale hanno preso parte il procuratore capo, Giuseppe Creazzo, il comandante della Dogana di Gioia Tauro dott. Ferdinando Sposato, il capitano Ivan Boracchia, comandante della Compagnia carabinieri di Gioia Tauro, il tenente Gianluca Ceccagnoli.
«Si è trattato del risultato di una complessa operazione di controllo» ha affermato il procuratore capo Creazzo che ha messo in rilievo come le maglie del porto di Gioia Tauro diventano sempre più difficili da superare per i carichi di droga anche se gli espedienti che mettono in atto i narcotrafficanti diventano sempre più elaborati, ma anche i metodi di indagini e le tecnologie per scoprirli si vanno sempre più affinando.
Per avere la dimensione del traffico di droga che passa da Gioia Tauro basti pensare che negli ultimi tempi sono state sequestrati ingenti quantitativi di stupefacente grazie all’impegno degli uomini della Dogana del porto e delle forze dell’ordine.
Adesso si sta lavorando per individuare i protagonisti di questo maxi traffico poiché non si esclude che dietro ad esso vi possa essere una vera e propria struttura complessa che va individuata e smantellata.
Il dirigente della Dogana del Porto di Gioia Tauro dott. Ferdinando Sposato, da parte sua ha sottolineato l’importanza nella battaglia per individuare i carichi illeciti dell’impiego del “silhouette scan mobile”, una sofisticata apparecchiatura che consente di rilevare la presenza, all’intemo dei contenitori sbarcati dalle navi transoceaniche, di materiali con caratteristiche fisiche non omogenee a quelle del carico dichiarato.
«Tuttavia – ha proseguito il dott. Sposato – non è stato un compito facile poichè la droga era stata abilmente dissimulata all’intemo di piccoli spazi ricavati nei sottili listelli di legno che costituivano il carico. La rifinitura e l’accurata lucidatura avevano praticamente reso invisibili le intercapedini ricavate all’interno dei singoli elementi e difficilmente, ad un esame soltanto visivo, sarebbero state scoperte. È stato l’impiego dello scanner a rendere possibile l’individuazione dei panetti di droga che si trovavano all’interno del legname».
Proprio i sistematici controlli dei carichi la cui provenienza viene ritenuta “a rischio” ha reso possibile la scoperta dell’ingente carico di droga.
Il comandante della Compagnia carabinieri di Gioia Tauro, capitano Boracchia, ha poi fornito ulteriori particolari sull’operazione, pur senza entrare negli aspetti investigativi delle indagini. Il lavoro – ha affermato il capitano Boracchia – è stato difficilissimo: basti pensare che per estrarre la cocaina carabinieri, vigili del fuoco e doganieri hanno dovuto sezionare, uno per uno, tutti i 5.000 listelli di legno individuando negli spazi interni, nonostante fosse angusto, il contenuto.
Al termine di tale operazione sono stati recuperati ben 1.547 panetti nei quali era confezionata la droga, per un peso complessivo di circa 100 chilogrammi di cocaina purissima, il cui valore sul mercato si fa ascendere ad oltre 80 milioni di euro. Il lavoro adesso – ha concluso il capitano Boracchia – tende all’individuazione dei responsabili del narcotraffico».
Sullo stato delle indagini, bocche cucite da parte degli investigatori e del procuratore Giuseppe Creazzo che ha ricordato come «l’operazione è ancora in pieno svolgimento ed è facile pensare che la stessa competenza possa essere spostata alla Procura antimafia di Reggio Calabria, dal momento che tutto fa supporre che dietro il maxi carico ci possa essere una complessa organizzazione di narcotraffico».