Sequestrati due fucili, una pistola e centinaia di munizioni. Due indagati sottoposti a obbligo di dimora
REGGIO CALABRIA – Professionisti negli assalti ai tir. Ormai erano diventati l’incubo degli autotrasportatori che si avventuravano nel territorio di Rosarno. Il tratto dell’A 3 che attraversa il comune della Piana, e la parte iniziale della strada di grande comunicazione Ionio-Tirreno, erano il campo d’azione della gang specializzata in rapine in serie.
La risposta dello Stato è giunta a più riprese, con operazioni che avevano portato alla cattura in flagranza di autori degli assalti. Il colpo definitivo è giunto all’alba di ieri, con l’operazione “Gun man”.
In esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip su richiesta della Procura di Palmi, i carabinieri hanno smantellato con una raffica di arresti l’organizzazione la cui attività criminale presentava, come emerso da intercettazioni telefoniche e ambientali, anche altre sfaccettature come i furti e il reinvestimento del ricavato delle rapine in altre attività delittuose, come il traffico di sostanze stupefacenti.
Al vaglio di investigatori e magistrati c’è anche l’ipotesi di un collegamento tra la banda e le cosche di Rosarno della ‘ndrangheta: «Una ipotesi credibile – ha detto il procuratore, Giuseppe Creazzo – ma sulla quale, al momento, non abbiamo avuto riscontri, tanto che il fascicolo dell’inchiesta non è stato trasmesso alla Dda di Reggio».
Il magistrato ha fornito i particolari dell’operazione nel corso della conferenza stampa tenuta insieme con il comandante provinciale dei Carabinieri, colonnello Pasquale Angelosanto, il suo vice, tenente colonnello Carlo Pieroni e il comandante della compagnia di Gioia Tauro, capitano Ivan Boracchia.
Le persone finite in carcere sono nove e tutte di Rosarno. Sette sono erano i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare: Raffaele Chindamo, 23 anni; Vincenzo Cambareri, 37 anni, fornaio, sorvegliato speciale di pubblica sicurezza; Claudio Cambareri, 21 anni, fornaio; Rocco Marasco, 22 anni; Alessandro Marando, 34 anni; Francesco Cambareri, 50 anni; Vincenzo Cambareri, 22 anni.
Nel corso dell’operazione i carabinieri hanno eseguito una serie di perquisizioni. Una, in particolare, in una masseria di proprietà di Michele Marasco, 53 anni, padre di Rocco, e di Tommaso Marasco, 44 anni. Nella masseria che si trova nelle campagne di Rosarno, in contrada Serricella, sono stati trovati un fucile da caccia Beretta calibro 12, un fucile Sabatti calibro 20, una pistola semiautomatica Beretta calibro 6,35.
Le tre armi armi avevano la matricola cancellata. Sono state trovate 56 cartucce calibro 12, 133 calibro 20 e 20 calibro 6,35. Michele e Tommaso Marasco sono stati arrestati con l’accusa di detenzione illegale di armi clandestine e munizioni.
Altri due indagati, Domenico Papalia, 20 anni, e Antonino De Paola, 26 anni, anche loro di Rosarno, accusati di furto e ricettazione, sono stati sottoposti all’obbligo di dimora nel comune di residenza.
Le indagini sulle attività della banda delle rapine avevano preso avvio in seguito a una rapina compiuta nella primavera dello scorso anno a Rosarno ai danni di un autotrasportatore in transito lungo la Jonio-Tirreno. Altre rapine sarebbero state messe a segno dalla banda sulla stessa superstrada e lungo la Salerno-Reggio.
Le indagini hanno consentito nel tempo ai carabinieri di intervenire preventivamente, impedendo l’esecuzione di alcune rapine già pianificate. I militari, inoltre, hanno sequestrato armi micidiali come fucili mitragliatori, fucili a canne mozzate e pistole.
«Malgrado agissero in una zona ad alta infiltrazione mafiosa – ha detto il procuratore Creazzo – gli arrestati potevano contare su una certa autonomia. Programmavano continuamente attività criminali e proprio per scongiurare nuovi colpi abbiamo deciso di eseguire gli arresti».
A capo della banda ci sarebbero stati i quattro componenti della famiglia Cambareri. Le indagini, come detto, avevano preso il via il 7 maggio 2009 dopo un colpo messo a segno dalla banda. In quel caso, un autotrasportatore era stato bloccato da una Fiat Panda con a bordo due individui con il volto travisato da passamontagna, uno dei quali armato di pistola.
La rapina aveva fruttato circa 3 mila euro in contanti. Pochi minuti dopo, personale della compagnia carabinieri di Gioia Tauro aveva intercettato l’autovettura dei rapinatori in fuga. I due, alla vista dei militari dell’Arma, erano riusciti a fuggire nelle campagne circostanti, abbandonando l’autovettura che era risultata rubata.
Grazie ai filmati di un esercizio commerciale, e in collaborazione con i carabinieri del comando provinciale di Vibo Valentia, era stato identificato uno degli autori del furto dell’auto, Antonino De Paola, già noto alle forze dell’ordine, e all’individuazione dell’autovettura, una Peugeot 206 di proprietà di Raffaele Chindamo, anch’egli già noto.
Con l’auto, secondo gli investigatori, Antonino De Paola e i complici avevano raggiunto il luogo del furto, Vibo Valentia. Grazie alle intercettazioni ambientali assicurare da una microspia piazzata sull’auto di Chindamo era stato possibile chiudere il cerchio nei confronti di quest’ultimo e di Vincenzo Cambareri, Claudio Cambareri, Rocco Marasco, Alessandro Marando e Antonino De Paola.
Nel corso delle indagini è stata verificata la disponibilità di armi, anche da guerra, da parte del sodalizio nonchè il coinvolgimento di altri soggetti rosarnesi nel traffico e nella detenzione illegale delle armi tra cui gli indagati Francesco Cambareri e Vincenzo Cambareri, tutti appartenenti al medesimo nucleo familiare.
Nei confronti delle persone coinvolte nell’inchiesta è stato possibile contestare, ad alcuni di loro, anche i reati di traffico di stupefacenti, furti aggravati, violazioni alla sorveglianza speciale. Nel corso dell’operazione oltre alle armi e munizioni e 934 piante di canapa.
Paolo Toscano
Gazzetta del sud