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rassegna stampa calabrese
Fonte: Gazzetta del Sud
Data: 04/02/2010
Autore: Giuseppe Natrella
Gazzetta del Sud
Conflitto a fuoco con i carabinieri, padre e figlio restano in carcere
Provincia: Catanzaro
Comune: Lamezia Terme
Argomento: Cronaca
Conflitto a fuoco con i carabinieri, padre e figlio restano in carcere

Conflitto a fuoco con i carabinieri, padre e figlio restano in carcere – Decisione del giudice per le indagini preliminari Fontanazza – Convalidati gli arresti di Mario e Antonio Chieffalloaccusati di tentato omicidio nei confronti dei militari
LAMEZIA TERME – Convalidati dal giudice delle indagini preliminari Carlo Fontanazza gli arresti di Mario Chieffallo, 60 anni, e del figlio Antonio, 28 anni. Il magistrato ha applicato la misura cautelare della custodia in carcere perché «in concorso tra loro, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, dopo essere usciti armati all’esterno della propria abitazione, ove a loro insaputa si trovavano Militari dell’Arma dei Carabinieri intenti a predisporre un servizio di attenzionamento di un’autovettura, nella loro disponibilità usavano violenza per opporsi» all’operato dei militari dell’Arma che si erano comunque qualificati e «mentre compivano un atto del loro ufficio».

I due, difesi dall’avvocato Francesco Gambardella, sono stati tratti in arresto sabato scorso dopo il conflitto a fuoco con una pattuglia dei carabinieri mentre stavano svolgendo un servizio investigativo.
Il gip, che dopo l’udienza di convalida si era riservato di decidere, ieri mattina ha depositato e notificato l’ordinanza in materia di convalida di arresto applicando ai Chieffallo la misura cautelare degli arresti in carcere.

Per il gip la violenza è consistita nel aver puntato «una pistola all’indirizzo di uno dei carabinieri, che stavano operando vicino l’abitazione di Chieffallo, nonostante il militare si fosse qualificato».

Secondo quanto scrive il Gip, Chieffallo nonostante avesse appreso da parte di uno dei sottufficiali che operavano che «si trattava di carabinieri» e, quindi, «ricevendo in tal modo contezza della sussistenza di una causa istituzionale sottesa alla presenza di estranei nell’area pertinenziale alla propria abitazione», avrebbe sparato contro il sottufficiale che si era qualificato «diversi colpi di arma da fuoco, procedendo altresì, ad orientare altri spari all’indirizzo di altri due carabinieri in servizio presso il reparto operativo di Catanzaro, nel mentre i medesimi, qualificatisi nella veste di carabinieri, invitavano lo sparatore a desistere dalla sua condotta».

I militari stavano operando all’interno del giardino di Chieffallo, il quale probabilmente allertato da qualche rumore è uscito di casa insieme al figlio. I militari accortisi del loro arrivo si sono qualificati, ciò nonostante Mario Chieffallo ha esploso contro l’operatore vari colpi di arma da fuoco ad altezza d’uomo, costringendolo alla fuga, senza reagire al fuoco».

Vista la reazione di Chieffallo, gli altri carabinieri presenti sono intervenuti invitandolo a desistere dalla sua condotta. Un invito non accolto. Secondo il Gip, il Chieffallo avrebbe continuato a sparare «in maniera non equivoca a cagionare la morte dei carabinieri e di un ausiliario tecnico», nonostante si fossero qualificati.

Da qui la reazione armata dell’appuntato Fae che, «una volta ferito, al fine di interrompere l’azione di fuoco, ha esploso un colpo all’indirizzo dell’aggressore armato, ferendolo a sua volta». Sulla scena era presente il figlio del Chieffallo, Antonio che nel trasportare il padre al pronto soccorso avrebbe tentato di investire i carabinieri con l’auto.

Nel corso del cosiddetto interrogatorio di garanzia Mario Chieffallo si è avvalso della facoltà di non rispondere, mentre il figlio Antonio, ha respinto le accuse sostenendo che al momento dell’accaduto si trova in casa e di non essersi fermato all’alt imposto dai militari, subito dopo la sparatoria, mentre stava trasportando il padre in ospedale perché non ha sentito nulla in quanto sordo.