quiSpot:
rassegna stampa calabrese
Fonte: Ansa
Data: 04/02/2010
Autore:
Provincia: Vibo Valentia
Comune: Vibo Valentia
Argomento: Cronaca
Sequestrati beni per un valore di 4mln di euro a Paolo Ripepi, presunto affiliato alla cosca Mancuso
VIBO VALENTIA – La Dia di Catanzaro ha sequestrato beni mobili ed immobili per un valore di 4 milioni di euro riconducibili a Paolo Ripepi, presunto affiliato alla cosca Mancuso della ‘ndrangheta. Il sequestro è stato fatto in esecuzione di un provvedimento emesso dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Vibo Valentia. I beni sequestrati consistono in un’azienda edile, numerosi mezzi, rapporti bancari e postali e molte unità immobiliari, tra cui il complesso residenziale ‘Villa Filomena’ ubicato a Ricadi, una delle più esclusive località turistiche del vibonese.
Nella proposta di sequestro fatta al Tribunale di Vibo Valentia, il direttore della Dia, Antonio Girone, ha sottolineato i rapporti tra Ripepi e la criminalità organizzata con una dettagliata ricostruzione del suo patrimonio, rilevando la netta sproporzione tra il reddito dichiarato e le sue attività economiche.
Paolo Ripepi, il presunto affiliato alla ‘ndrangheta al quale la Dia ha sequestrato beni per un valore di quattro milioni di euro, ”viene collocato nella posizione di totale affiliazione alla cosca Mancuso”, nell’ambito della quale avrebbe svolto un ruolo di rilievo.
E’ quanto emerge dal provvedimento con cui i giudici della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Vibo Valentia hanno disposto il sequestro. In particolare, Ripepi avrebbe organizzato una serie di furti “sotto il costante controllo e la penetrante direzione dei Mancuso”.
Ripepi, attualmente sorvegliato speciale con obbligo di soggiorno nel comune di Ricadi, è stato, tra l’altro, condannato in via definitiva a tre anni e quattro mesi di reclusione per associazione mafiosa nel processo Dinasty. Il presunto esponente della cosca Mancuso è stato condannato anche per un traffico di banconote false.
Secondo il Tribunale, i beni sequestrati a Ripepi “devono ritenersi il frutto o comunque il reimpiego dei proventi derivanti da attività illecite”.