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rassegna stampa calabrese
Provincia: Cosenza
Comune: Cosenza
Argomento: Cronaca
Guerra di ‘ndrangheta, chiesti 35 ergastoli
COSENZA – I giorni del terrore e della vendetta. Segnati dallo scarrellamento delle pistole calibro 9 e dal crepitio dei fucili caricati a pallettoni. Con agguati tesi per strada, in carcere, nei ristoranti. Si sparava dappertutto, falciando indifferentemente rivali e innocenti per dar sfogo all’ira belluina e alla sete di sangue. Boss e picciotti cadevano come birilli nel capoluogo bruzio, nel Paolano e nella Sibaritide. Giorni infernali ricostruiti dal pm antimafia Raffaela Sforza con una requisitoria conclusa con la richiesta di trentacinque condanne all’ergastolo.
Il carcere a vita è stato invocato anche per il primo storico pentito della ‘ndrangheta cosentina, Antonio De Rose. Il lungo rosario di sangue ripercorso dal requirente si apre col delitto d’un innocente. Pasqualino Perri era solo un bambino e la sua “colpa” era quella d’avere come padre un “uomo di rispetto”: Gildo Perri.
La sera del 27 ottobre del 1978, Pasqualino era cena col suo papà in un ristorante di Rende, l’”Elefante Rosso”. Con loro, a tavola, c’era pure, Giuseppe Cirillo. Un commando armato di fucili piombò nei pressi del locale e sparò all’impazzata verso l’interno. I commensali rimasero tutti feriti, tranne uno: Pasqualino, che fu colpito mortalmente.
Per quel delitto sono finiti sott’inchiesta Mario Pranno (giudicato separatamente) e Giancarlo Anselmo. Il secondo capitolo di morte è scritto il 25 gennaio del 1981, giorno in cui a cadere, per mano della mafia è Mario Coscarella, considerato lo “specchietto” del clan Pino. Per il delitto sono finiti nei guai: Franco Perna, Domenico Cicero, Aldo Acri e Francesco Saverio Vitelli.
Il 2 giugno del 1981, a Paola, muore Mario Cilento, massacrato a colpi di pistola, all’interno della sua armeria. Del crimine è imputato Giuseppe Irillo. Sempre sul Tirreno, e più precisamente a San Lucido, il 12 luglio di quello stesso anno viene assassinato Giovanni Drago. Per l’omicidio risultano incriminati: Franco Perna, Pasquale Pranno, Mario Baratta, Francesco Saverio Vitelli, Franco Garofalo e Lorenzo Brescia.
Nel cimitero della ‘ndrangheta viene poi piantata un’altra croce: è quella col nome di Salvatore Serpa. L’uomo, ucciso a Spezzano Sila l’11 agosto del 1981, era un sindacalista. Per l’omicidio sono finiti sott’accusa: Franco Pino, Giuseppe Irillo, Osvaldo Bonanata, Giuseppe Cosentino e Antonio De Rose. Il 12 dicembre del 1981 la ‘ndrangheta uccide di nuovo nella città capoluogo.
La vittima si chiama Francesco Porco, è un venditore di alberi di Natale, e cade per mano di due sicari, in piazza Riforma. Per l’agguato risultano incriminati: Franco Perna, Francesco Saverio Vitelli, Francesco Pirola e Franco Garofalo.
Il giorno dell’antivigilia di Natale del 1981 si torna a sparare sul Tirreno. Killer spietati entrano in azione alle 8,15 davanti alla pescheria di via Dogana e fanno fuoco contro: Francesco Africano, Domenico Petrungaro ed Emanuele Osso. Una strage per la quale vengono indagati: Romeo Calvano, Franco Pino e Gianfranco Ruà.
Qualche giorno dopo, ed esattamente il 28 dicembre, a Cosenza viene giustiziato Giovanni Gigliotti. Un crimine per il quale vanno sotto processo: Aldo Acri, Giancarlo Anselmo, Franco Perna, Francesco Saverio Vitelli, Pasquale Pranno, Giuseppe Ruffolo, Giuseppe Vitelli, Francesco Tedesco e Angelo Santolla.
Dopo una tregua di poco meno di sette mesi si torna a sparare. Il 21 luglio del 1982 viene freddato, a Piano Lago, Angelo Cello. Per quel delitto risultano incriminati: Francesco Saverio Vitelli, Giulio Castiglia e Nicola Voltasio. Il 31 agosto, a Cetraro, cade Giuseppe Vaccaro. La Procura ritiene coinvolti: Delfino Lucieri, Franco Muto e Giuseppe Irillo.
Il 21 ottobre del 1982 viene ammazzato Aldo Mario Mazzei. Il suo cadavere fu rinvenuto in località “Tocci” di Rende. Imputati per questo crimine risultano: Franco Perna, Francesco Saverio Vitelli, Giuseppe Vitelli, Enzo Castiglia e Salvatore D’Andrea.
Passa un mese e lo scenario non muta. Si spara per uccidere e sempre a Rende. Il 24 novembre viene assassinato Isidoro Reganati. Il giovane è a bordo della sua Fiat 600 quando i sicari della ‘ndrangheta lo raggiungono e lo ammazzano. Nel delitto sarebbero coinvolti: Franco Perna, Giuseppe Vitelli, Aldo Acri e Lorenzo Brescia.
Lo scontro ritorna sul Tirreno agli inizi del 1983. Mezz’ora dopo la mezzanotte del 22 febbraio del 1983, in contrada Deuda, Nelso Basile cade sotto una tempesta di fuoco, scatenata da una lupara e da un revolver calibro 38. Presunti responsabili del crimine: Franco Pino, Romeo Calvano, Gianfranco Ruà, Giuseppe Irillo, Ettore Lanzino e Antonio De Rose.
Il 3 maggio si torna a sparare all’interno. In un agguato, lungo la Statale 19, a Rende, viene ucciso Diego Costabile, ritenuto vicino alla cosca Perna-Pranno. Un delitto per il quale vengono indagati due presunti affiliati al clan Pino: Gianfranco Bruni, alias “u tupinaro”, e Pierluigi Berardi.
La scia di sangue s’allunga, dopo appena una settimana, fuori dai confini dell’area urbana. A Cerzeto, killer in trasferta uccidono Giuseppe Ricioppo. Per il delitto sono finiti sott’inchiesta: Franco Pino, Franco Muto, Santo Carelli, Delfino Lucieri, Romeo Calvano, Gianfranco Ruà, Francesco Patitucci e Francesco Camposano inteso come Giulio.
Il 6 agosto nella guerra entrano, ufficialmente, le cosche reggine che stringono una santa alleanza coi cosentini. Così, a Scalea, vengono fulminati Giuseppe Geria e Valente Saffioti. Un duplice delitto per il quale la Procura ritiene, in qualche modo, responsabili: Pasquale Condello, detto “il supremo”, Umile Arturi e Gianfranco Ruà.
L’autunno riporta lo scontro nella città capoluogo. Ma stavolta, la morte giunge silenziosamente. Già, perchè il 14 settembre sparisce misteriosamente il diciottenne Francesco Scaglione. Una “lupara bianca” per la quale sono stati incriminati: Franco Perna, Francesco Saverio Vitelli, Giuseppe Vitelli, Silvio Chiodo, Francesco Tedesco, Aldo Acri, Mario Baratta e Angelo Santolla.
A Maurizio Valder tocca un destino analogo a quello di Scaglione: il 12 ottobre del 1983 il ragazzo di Andreotta sparisce nel nulla. Per il delitto sono imputati: Franco Perna, Francesco Saverio Vitelli, Giuseppe Vitelli, Silvio Chiodo, Francesco Tedesco, Aldo Acri, Mario Baratta, Angelo Santolla e Lorenzo Brescia.
Nella ricostruzione della stagione di morte s’inquadra anche un delitto “eccellente”: quello del direttore del carcere cittadino, Sergio Cosmai. Un delitto ordinato – secondo il Pm – da Franco Perna.
Il 5 luglio del 1985, all’interno di un bar di Cosenza viene raggiunto da tre colpi d’arma da fuoco Alfredo Andretti che, poco dopo, spira in ospedale. Per il delitto finiscono sott’inchiesta: Francesco Saverio Vitelli e Aldo Acri.
Per quattro anni non ci sono più lutti. La tregua che s’interrompe improvvisamente il 27 gennaio del 1989, quando, in via Accatatis, a Cosenza, viene ucciso Rinaldo Picone. Un delitto per il quale la Procura ha imputato: Dario Notargiacomo e Claudio Gabriele, inteso come Sergio.
Il 21 giugno di quello stesso anno, Anna Amendola denuncia la scomparsa del marito, Carmine Luce, avvenuta il giorno precedente. Il 14 marzo del 1996, su indicazione del pentito Francesco Saverio Vitelli, in località “Pagliarello” di San Fili vengono trovati i resti dell’uomo. Per quel delitto, la Dda ha incriminato: Pasquale Pranno, Francesco Saverio, Ferdinando e Giuseppe Vitelli, Angelo Santolla, Giancarlo Anselmo, Giuseppe Ruffolo, Francesco Tedesco, Aldo Acri, Nicola Belmonte, Lorenzo Brescia.
Il 15 agosto del 1990, nei pressi del campo sportivo di Donnici viene rinvenuta una Fiat Uno distrutta dalle fiamme, a bordo c’è il cadavere di Demetrio Amendola. Per quel crimine sono finiti nei guai: Franco Pino e Gianfranco Ruà.
Il 24 agosto agosto, in piazza Valdesi, viene ucciso Giuseppe Andali mentre gioca a carte, seduto a un piccolo tavolino. Imputati del delitto sono: Franco Perna, Pasquale Pranno, Francesco Saverio Vitelli, Franco Garofalo, Nicola Belmonte e Ferdinando Vitelli.
Il 5 gennaio del 1991 tocca ai fratelli Stefano e Giuseppe Bartolomeo, prima massacrati e, poi, fatti sparire a Potame. Per il duplice omicidio finiscono sotto processo: Franco Perna, Pasquale Pranno, Francesco Saverio Vitelli, Giuseppe Ruffolo, Angelo Santolla, Aldo Acri, Edgardo Greco, Lorenzo Brescia, Giancarlo Anselmo.
La sequenza di morte prosegue il 9 luglio con l’omicidio di Antonio Paese. Un omicidio per il quale la Dda ha incriminato Michele e Pasquale Bruni.
Poi l’uccisione d’un ragazzino avvenuta a Celico, l’8 novembre del 1991: si chiamava Francesco Bruni ed aveva 16 anni. Sott’inchiesta sono finiti: Mario Musacco, Giuseppe Vitelli, Angelo Santolla, Giuseppe Ruffolo e Franco Garofalo.
L’ultimo capitolo di morte su cui la Dda di Catanzaro ritiene d’aver fatto luce è datato 8 giugno del 1994, giorno in cui la lupara torna a tuonare a Paola, dove viene ucciso Ennio Serpa. Due gl’imputati: Giuliano Serpa e Rinaldo Mannarino.