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rassegna stampa calabrese
Fonte: Giornale di Calabria
Data: 09/01/2010
Autore: Redazione
Giornale di Calabria
È finita la guerriglia di Rosarno
Provincia: Reggio Calabria
Comune: Rosarno
Argomento: Cronaca
È finita la guerriglia di Rosarno

Sale il bilancio dei feriti della guerriglia urbana di Rosarno. Complessivamente, secondo fonti investigative, sarebbero finora 66 - tra immigrati, cittadini e forze di polizia - le persone medicate o ricoverate negli ospedali di Gioia Tauro e Polistena. Si tratta, in particolare, di 30 extracomunitari, 17 abitanti del posto e 19 appartenenti alle forze di polizia. Solo cinque immigrati risultano tuttora ricoverati in ospedali per lesioni più gravi. Per quanto riguarda i 30 immigrati, 23 hanno riportato solo lievi lesioni e contusioni e sono stati dimessi; altri quattro hanno ferite da colpi di arma da fuoco (si tratterebbe dei due della prima notte e dei due gambizzati ieri) ed altri tre (compresi i due sprangati) sono ricoverati con traumi più seri. Non preoccupano, poi, le condizioni dei 17 cittadini del posto e dei 19 agenti e carabinieri feriti tutti in modo lieve o contusi. Un immigrato è stato ferito questa mattina con colpi di fucile caricato a pallini nelle campagne di Gioia Tauro, a pochi chilometri da Rosarno (Reggio Calabria). L’uomo è stato ricoverato all’ospedale della città; le sue condizioni non sarebbero gravi. Sul fatto indagano i carabinieri. L’immigrato ferito a colpi di fucile caricato a pallini stamattina in località Guardiola di Gioia Tauro ha lesioni alle gambe e ad un braccio. L’immigrato, del Burkina Faso, si chiama Dabré Moussa, di 29 anni, ed ha il permesso di soggiorno. Secondo il referto stilato dai medici del pronto soccorso dell’ospedale di Gioia Tauro, dove è stato medicato, guarirà in quindici giorni. Nella notte un altro extracomunitario si è presentato agli uomini della polizia dicendo di essere stato picchiato a colpi di bastone diverse ore prima. L’uomo, ferito alla testa, è stato portato in ospedale, ma le sue condizioni non sarebbero gravi. Dopo gli scontri di ieri è stata comunque una notte abbastanza tranquilla: con la partenza di circa 310 immigrati che erano ospitati alla ex “Rognetta”, è calata l’attenzione e i cittadini di Rosarno hanno anche abbandonato la barricata costruita sulla statale 18 e presidiata per tutta la serata di ieri da uomini con bastoni e spranghe. Tranquilla al momento sembrerebbe anche la situazione nell’ex “Opera Sila”, l’altra struttura a metà strada tra Rosarno e Gioia Tauro, dove sono ospitati altri immigrati. All’interno vi sarebbero tra le 500 e le 600 persone, tra cui alcuni degli extracomunitari più violenti, che avrebbero partecipato alla rivolta di giovedì notte. E in mattinata, al Comune di Rosarno, é in programma una riunione delle autorità con la task force inviata dal ministro dell’Interno Roberto Maroni, proprio per trovare una soluzione alla situazione all’ex “Opera Sila”. “Perché? Perché ci hanno sparato? Non avevamo fatto nulla, siamo qui solo per lavorare”. Omar, Ibrahim e Mohammed - i nomi sono di fantasia - sono ricoverati nel reparto di chirurgia dell’Ospedale di Gioia Tauro: dopo la rivolta dei loro connazionali sono stati feriti con colpi di fucile a pallini a Rosarno. E dal loro letto dell’ospedale continuano a non capire il perché di tutta questa violenza visto che, dicono, non hanno neanche partecipato agli scontri. “Stavo tornando dal supermercato - racconta Omar, uno dei due immigrati feriti la sera di giovedì, l’episodio che ha scatenato la rivolta - si è avvicinata una macchina e mi hanno sparato, io non avevo fatto nulla, me ne stavo tornando a casa dopo aver lavorato nei campi”. Ora è disteso in un letto d’ospedale, con le ferite all’inguine provocate dai colpi sparati dal fucile a pallini. Di fronte a lui Ibrahim e Mohammed, i due giovani della Guinea gambizzati ieri sera. “Eravamo nel cortile di casa - raccontano, con delle vistose bende insanguinate che gli fasciano le gambe - e ci hanno sparato con un fucile da caccia, non li abbiamo neanche visti, abbiamo solo sentito i colpi”. “Ma perché ce l’hanno con noi - dice Ibrahim piangendo - non abbiamo neanche partecipato alla rivolta. Siamo arrivati qui venti giorni fa per lavorare e ora non prenderemo neanche la paga”. I due ragazzi non sono in pericolo di vita ma sarà difficile che potranno tornare a fare lavori di fatica: nelle loro gambe le lastre hanno evidenziato almeno una cinquantina di pallini.