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rassegna stampa calabrese
Fonte: Giornale di Calabria
Data: 22/10/2009
Autore: Redazione
Giornale di Calabria
Cetraro: Il sottosegretario Menia, “Non fare allarmismo”
Provincia: Cosenza
Comune: Cetraro
Argomento: Politica
Cetraro: Il sottosegretario Menia, “Non fare allarmismo”

Il sottosegretario all’Ambiente Roberto Menia è giunto ieri a Cetraro dove ha effettuato un sopralluogo sulla zona del ritrovamento del relitto di quella che viene definita la “nave dei veleni”. Davanti ai locali della Capitaneria di porto, dove Menia ha avuto una riunione con gli ufficiali per fare il punto sulla situazione, si sono radunati una quarantina di pescatori della zona che hanno vivacemente protestato per i danni arrecati al comparto dalla vicenda. Il venduto di pesce, infatti, ha subito un brusco calo, stimato nell’80%, in seguito alle notizie sulla presunta presenza in mare di rifiuti radioattivi. “Volgiamo lavoro e non politici” stanno gridando i pescatori che da giorni, ormai, non escono più in mare vista l’impossibilità di vendere il pescato. “Senza sapere cosa c’é nei fusti è solo un allarmismo ingiustificato” ha detto il sottosegretario all’Ambiente, Roberto Menia, in merito alla contestazione dei pescatori. Menia, dopo la riunione alla Capitaneria di porto, è salito su una motovedetta della guardia costiera che lo ha portato a bordo della Mare Oceano, la nave che dovrà eseguire accertamenti sul luogo del ritrovamento del relitto. Al riguardo, Menia ha evidenziato che la nave effettuerà, grazie al rov, un robot subacqueo di cui è dotato, prelievi di materiale intorno alla nave e di incrostazioni sul relitto. Inoltre, ha aggiunto Menia, la Mare Oceano è dotata di attrezzature che rilevano immediatamente i valori della radioattività. Infine Menia, riferendosi alla polemica con l’assessore all’Ambiente della Regione Calabria, Silvio Greco, ha detto: “Sarei stato contento se fosse stato qui”. “L’interesse dei calabresi è che si faccia chiarezza. Per questo la Regione chiede con insistenza che sia fatta l’analisi dei fusti contenuti nella nave affondata al largo di Cetraro. Non basta, insomma, che un sottosegretario arrivi qui e affermi, senza dati probatori, che si tratta solo di allarmismo per potere tranquillizzare la gente”. È quanto si legge in una nota della Regione Calabria in seguito alle parole del sottosegretario all’Ambiente Roberto Menia, che in visita oggi a Cetraro ha parlato di eccessivo allarmismo. Secondo quanto si legge nella nota della Regione “si continua a sottovalutare il problema. È necessario, infatti, che venga caratterizzato il carico perchè è questo che la gente si aspetta, come dimostra la legittima protesta dei pescatori. Questo chiedono anche i sindaci che ieri hanno protestato a Roma e oggi, come ha fatto l’assessore regionale all’Ambiente, non hanno incontrato il rappresentante di governo a Cetraro, non avendo altro da aggiungere alle richieste fatte. Il sottosegretario Menia - afferma ancora la nota della Regione - continua ad affermare che a bordo della Mare Oceano c’è uno strumento che potrà misurare la radioattività. Alla Regione risulta che la radioattività, che crea allarme tra la gente, non è rilevabile con lo strumento di cui si dispone, capace di misurare solo i raggi gamma, mentre il problema che si potrebbe prospettare di disastro ambientale da inquinamento radioattivo, si riferisce a un diverso tipo di sostanza che emette raggi alfa. Se quella espressa dal sottosegretario Menia è la posizione del Governo - secondo la Regione - i cittadini calabresi purtroppo hanno ancora di che preoccuparsi. Per questo la Regione insiste che il governo si occupi del problema al più alto dei livelli istituzionali”. Intanto la Commissione parlamentare sulle ecomafie, presieduta da Gaetano Pecorella, oggi effettuerà una serie di sopralluoghi sui luoghi che, secondo le indagini condotte dalla magistratura, risulterebbero inquinati probabilmente da rifiuti tossici e nocivi. La delegazione della Commissione in mattinata si recherà a visitare la zona del torrente Oliva, nel comune di Aiello, e successivamente una cava nella stessa zona, dove si ipotizza siano stati interrati rifiuti radioattivi. Successivamente si recherà a bordo della nave Mare Oceano che dovrà effettuare rilievi nella zona, a 12 miglia dalla costa di Cetraro, dove è stato individuato il relitto di una nave che si sospetta trasportasse 120 fusti contenenti fanghi radioattivi. Tornando alla “nave dei veleni”, va detto che la “Mare Oceano” effettuerà prelievi sul fondale marino e sulle incrostazioni del relitto, ma non dovrebbe prelevare alcun fusto. Stiamo naturalmente parlando della nave inviata dal ministero per compiere accertamenti nella zona di mare al largo di Cetraro dove è stato individuato il relitto di un’imbarcazione che si sospetta trasportasse rifiuti radioattivi. Lo ha riferito ai giornalisti uno dei responsabili della missione, Giovanni Ranieri, da bordo della nave, arrivata oggi in zona e sulla quale è salito il sottosegretario all’Ambiente, Roberto Menia, che nel pomeriggio incontrerà i magistrati della Dda di Catanzaro, titolari dell’inchiesta. La Mare Oceano, attraverso il sistema “scan boean” ed un rov sottomarino, effettuerà una ricostruzione tridimensionale del relitto e dell’area circostante, quindi provvederà a prelevare sabbia e frammenti di incrostazioni sulla nave per sottoporli ad analisi per accertare eventuali presenze di radioattività. La nave è giunta oggi sul luogo del ritrovamento, ma impiegherà la giornata di oggi e parte di quella di domani per calibrare gli strumenti. Quindi avvierà le ricerche vere e proprie. La durata prevista della missione è di cinque giorni. Infine va si è tenuta a Roma, nella sede della Commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti a Palazzo San Macuto, l’audizione di Legambiente sulla vicenda “navi dei veleni”. All’incontro hanno preso parte, per Legambiente, Stefano Ciafani, della Segreteria Nazionale, e Nuccio Barillà, del direttivo dell’associazione. Legambiente ha consegnato ai membri della Commissione un corposo dossier con i documenti redatti nel corso di questi anni sulla vicenda, compresa la famosa ordinanza della Capitaneria di Porto di Cetraro che vietava l’attività di pesca nell’area prospiciente il relitto. Nel corso dell’audizione Legambiente ha avanzato al Presidente della Commissione, l’on. Gaetano Pecorella, una serie di proposte per agevolare le inchieste in corso e concentrare l’attenzione sulle piste considerate più significative. “L’attenzione deve rimanere alta sulla vicenda delle navi dei veleni - ha dichiarato Nuccio Barillà, di Legambiente Calabria - abbiamo quindi sollecitato la Commissione perchè le operazioni di monitoraggio presso il relitto rinvenuto nei fondali a largo di Cetraro, affidate dal Ministero dell’Ambiente alla nave in uso alla società Saipem, siano caratterizzate da una vera e propria “operazione trasparenza” costituendo un gruppo di osservatori indipendenti, composto da tecnici qualificati proposti dalla stessa Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, da ricercatori del settore e da rappresentanti di associazioni ambientaliste, che possano supervisionare le operazioni, così come è prassi usuale in molte situazioni analoghe”. Sulla vicenda degli affondamenti sospetti, Legambiente ha chiesto un approfondimento da parte della Commissione, alla luce dei riscontri oggettivi relativi alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Francesco Fonti che hanno portato al rinvenimento del relitto a largo di Cetraro. Sarebbe opportuno ad esempio verificare il ruolo avuto da alcuni porti italiani, a partire da quelli di La Spezia, Livorno e Marina di Carrara, da dove sono partite diverse delle navi poi risultate affondate. In particolare, la Commissione dovrebbe farsi promotrice di un’indagine conoscitiva sugli affondamenti delle altre “navi a perdere” descritte da diverse fonti, a partire dalla motonave Rigel su cui andrebbe attivata una rilevazione di dettaglio a largo di Capo Spartivento; andrebbero approfondite le cause che portarono nel 2007 all’ordinanza della Capitaneria di porto di Cetraro che vietò per qualche mese la pesca nei fondali marini antistanti la località cosentina e sui presunti tombamenti di rifiuti in Aspromonte in altri siti sospetti in Calabria, come risultava anche dalla denuncia di Legambiente nel 1994 e dai primi accertamenti investigativi della Procura di Reggio Calabria.