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rassegna stampa calabrese
Provincia: Catanzaro
Comune: Lamezia Terme
Argomento: Commercio ed Economia
Lamezia Terme: Antiracket, imprenditori grandi assenti – Tano Grasso ha chiuso ieri il seminario
Una denuncia in questa città ne vale dieci fatte a Palermo. In Calabria è stato squarciato il buio dell’omertà. Lamezia in questa regione deve svolgere lo stesso ruolo che Capo d’Orlando svolse in Sicilia a partire dal 1991, quando nacque la prima associazione per la lotta al racket e all’usura». L’auspicio è di Tano Grasso, presidente onorario della Fai, la Federazione delle associazioni antiracket italiane, che ieri mattina ha concluso il seminario nazionale nella sala consiliare di corso Numistrano.
Al termine della tre giorni di lavori, Grasso ha anche fatto delle riflessioni sulla situazione complessiva dell’associazionismo contro il fenomeno estorsivo. «Bisogna fare attenzione – ha fatto notare – se i presupposti non sono validi, le associazioni non bisogna crearle».
È stata anche posta l’attenzione su quello che è uno dei limiti delle associazioni, ovvero la scarsa circolazione delle esperienze.
«Gli imprenditori che denunciano attualmente sono l’1%. Siamo ancora una piccola minoranza – ha rimarcato il presidente onorario della Fai – la maggioranza non denuncia perché trova convenienza nei meccanismi di acquiescenza, sulla base di un interesse indiretto. La legge sull’obbligo della denuncia – ha evidenziato il presidente onorario della Fai – interviene proprio sul meccanismo della convenienza».
L’ultima sessione del seminario è stata dedicata agli interventi dei coordinatori delle associazioni di Campania, Sicilia e Calabria, tre regioni oppresse dal fenomeno estorsivo. Mauro Magnano, coordinatore della Sicilia, ha ringraziato gli organizzatori dell’iniziativa per la grande opportunità offerta ai rappresentanti delle associazioni di tutta Italia che, col seminario lametino, si sono potuti incontrare e fare il punto complessivo della situazione a livello nazionale. Un plauso caloroso è stato espresso anche per il lavoro eccezionale svolto delle forze dell’ordine e della magistratura.
«Il condizionamento però rimane – ha sottolineato il coordinatore delle associazioni antiracket siciliane – ci sono sempre meno denunce da gestire. Bisogna organizzare il coraggio degli imprenditori che vogliono denunciare. Il cambiamento ci sarà quando si capirà finalmente che la mafia impoverisce, non produce economia; la reazione della società civile ha la sua importanza e può creare una vera inversione di tendenza».
Magnano ha poi parlato del determinante sostegno della Fai e dell’azione sociale che “Addio pizzo” svolge a Palermo «una realtà straordinaria e molto incisiva sul territorio. La scommessa per il prossimo futuro – ha auspicato Magnano – è quella di far ripartire le denunce lì dove si sono fermate».
Silvana Fucito, vicepresidente nazionale della Fai: «Da Lamezia ce ne andiamo con un grande bagaglio di esperienze e di forti sentimenti. Siamo indietro con le denunce, ma tutto quello che abbiamo visto e sentito in questi tre giorni ci fa capire che dobbiamo essere sempre più uniti per vedere cosa si deve ancora fare. Come in Sicilia, pensiamo anche noi che il consumo critico può rappresentare la nuova svolta».
Anche la coordinatrice delle associazioni antiracket della Calabria, Maria Teresa Morano, ha giudicato moto positivamente l’esperienza del seminario «un’opportunità che rappresenta anche un punto di svolta per l’associazionismo locale. Il cammino è ancora lungo e tortuoso – ha sottolineato Morano – ma c’è la consapevolezza che questa è la strada giusta, l’unica per il riscatto».
La coordinatrice calabrese ha lamentato il fatto che nella tre giorni di lavori, i grandi assenti sono stati proprio gli imprenditori e i commercianti lametini.
«Un’assenza – ha incalzato Morano – che sta a significare che la valenza dell’iniziativa a livello territoriale non è stata colta. Quindi bisogna ripartire porta a porta, non possiamo aspettare che siano gli imprenditori a venire da noi. Solo così – ha aggiunto la coordinatrice – possiamo metterci insieme e far vedere che siamo un ‘esercito’ che non deve essere intimorito».
Conclusioni di Tano Grasso, che ha definito Maria Teresa Morano «uno dei dirigenti più prestigiosi a livello locale e nazionale. L’Ala – ha ricordato Grasso – è nata quando Maria Teresa s’è trasferita a Lamezia, dopo aver iniziato la lotta al racket in un garage di Cittanova, la sua città».
Il sindaco Gianni Speranza ha portato il suo saluto: «La nascita dell’Ala è stata una delle poche ma tra le più importanti fortune del mio mandato. Se sarò ancora sindaco, questa sarà la città simbolo dell’antiracket; se non dovessi essere riconfermato, continuerò comunque a sostenere l’associazione».