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rassegna stampa calabrese
Fonte: Il Crotonese
Data: 12/10/2009
Autore: D.P.
Il Crotonese
Catanzaro: Delitto Cavallo, in aula la superteste
Provincia: Catanzaro
Comune: Catanzaro
Argomento: Cronaca
Catanzaro: Delitto Cavallo, in aula la superteste

“Ho visto un ragazzo incappucciato che si allontanava dal luogo dell’omicidio. Ci siamo guardati negli occhi ed ho notato che camminava saltellando”. Così Marina Cavallo, davanti ai giudici della corte d’assise di Catanzaro, ha descritto i momenti immediatamente successivi all’agguato in cui venne ucciso suo fratello, il 27enne Giuseppe Cavallo, crivellato dai colpi di pistola alla testa, al volto, all’addome, all’interno di una vecchia Opel; la stessa auto nella quale rimase ferita anche la moglie Rosa Russelli, 22 anni, raggiunta da sette proiettili al ventre e alle gambe; e poi un bambino, il loro figlioletto di appena tre anni, rimasto illeso per un miracolo in quell’inferno di piombo e sangue. Giuseppe Cavallo è stato ucciso nel primo pomeriggio del 25 marzo 2008 per le vie di Papanice in risposta all’agguato, avvenuto solo tre giorni prima, nel quale ha trovato la morte Luca Megna, figlio del boss Mico Megna, e sono rimaste ferite la moglie e la figlioletta di appena 5 anni. Cavallo, infatti, oltre ad averne sposato la cugina Rosa, era ritenuto molto vicino a Leo Russelli, a capo di un gruppo ormai da tempo in aperto contrasto con il clan Megna.
Alla sbarra, con l’accusa di omicidio e duplice tentato omicidio, c’è un solo imputato: Andrea Corrado, ventenne di Papanice, ritenuto affiliato alla cosca Megna. Lo stesso giovane che alcune settimane dopo il delitto è stato arrestato dagli agenti della squadra Mobile di Crotone proprio grazie alla testimonianza della sorella della vittima, peraltro avvalorata dal racconto di due pentiti. Agli investigatori della Mobile in quel frangente Marina Cavallo ha rivelato di aver visto l’assassino con la pistola ancora fumante in mano mentre gli passava accanto, fin quasi a sfiorarla, e ne ha descritto le sembianze: altezza media, molto magra, di carnagione chiara, addosso jeans sbiaditi e un giubbotto scuro tipo bomber, in testa un cappuccio di tessuto sottile nero, che lasciava scoperti solo gli occhi a mandorla, mentre nella mano destra impugnava un’arma scura e più lunga di una pistola. I due si sono guardati, fissandosi negli occhi, poi “l’uomo” incappucciato si è allontanato in direzione del campo sportivo, nella vicina via San Rocco, accelerando il passo: aveva un’andatura saltellante. Forse è stato proprio quello sguardo a tradire l’assassino. Quello sguardo che Marina Cavallo rammentava di aver già visto tante altre volte e che le ha ricordato un ragazzino che frequentava la sua casa, che era amico del fratello. Anche quel ragazzino aveva un’andatura saltellante, si atteggiava tutto e camminava sulle punte, proprio come l’assassino.