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rassegna stampa calabrese
Fonte: Calabria Notizie
Data: 29/09/2009
Autore: Andrea Palladino
Calabria Notizie
Reggio Calabria: Mori´mentre indagava sulle navi dei veleni
Provincia: Reggio Calabria
Comune: Reggio Calabria
Argomento: Cronaca
Reggio Calabria: Mori´mentre indagava sulle navi dei veleni

Non sempre basta una medaglia per essere un eroe. Natale De Grazia, capitano di corvetta che indagava sulle navi dei veleni, per il Ministero della difesa è morto per «una morte di tipo naturale» e quindi non ha diritto a ricevere il riconoscimento di «vittima del dovere». Così mentre la Marina da una parte conferiva all’ufficiale – morto in circostanze definite sospette da diversi magistrati – la medaglia d’oro, dall’altra la Direzione generale delle pensioni militari del il 15 aprile del 2008 respingeva una richiesta della vedova del capitano De Grazia, che chiedeva il riconoscimento della causa di servizio.
Tra il 1994 e il 1995 De Grazia era il principale investigatore dei Pm Francesco Neri, Francesco Scuderi e Nicola Maria Pace. Era un vero esperto di registri navali, dove si nascondono le rotte e i vascelli segreti dei traffici di rifiuti tossici, di scorie radioattive e di armi.

Fu lui a ricostruire le coordinate degli affondamenti sospetti e a guidare gli inquirenti nelle indagini partite dall’affondamento della motonave cargo Rigel, avvenuto al largo di capo Spartivento, Reggio Calabria, nel 1987.

E fu sempre Natale De Grazia ad effettuare la perquisizione nell’abitazione di Giorgio Comerio, il faccendiere che vendeva sistemi di inabissamento di rifiuti radioattvi in giro per il mondo.

Durante quella perquisizione – secondo quanto ricostruito dal Pm di Reggio Calabria Francesco Neri – in una cartellina venne ritrovata la copia del certificato di morte di Ilaria Alpi. Non solo. Il capitano De Grazia stava approfondendo quella rete di contatti istituzionali e imprenditoriali con al centro la società Odm di Comerio, e i legami tra il faccendiere e lo spiaggiamento della nave Jolly Rosso.

Natale De Grazia era partito da Reggio Calabria il 13 dicembre 1995 per raggiungere i porti di Massa Marittima e di La Spezia per «prendere i piani di affondamento di circa 180 navi partite da lì», come ha ricordato Francesco Neri in una audizione davanti alla commissione sulla morte di Ilaria Alpi il 18 gennaio del 2005. Vicino a Nocera Inferiore, in provincia di Salerno, dopo una cena con alcuni colleghi morì improvvisamente, «per arresto cardiocircolatorio».

«È, e rimane mia intima convinzione – sulla base di tanti fatti e indizi maturati all’epoca dell’indagine – che Natale De Grazia sia stato ucciso», ha commentato di recente il Pm Nicola Maria Pace in un’intervsita a Famiglia cristiana.

E pochi giorni fà Francesco Fonti – il collaboratore di giustizia della n’drangheta che ha parlato dell’affondamento della Cunski – ha rafforzato i sospetti, dichiarando in una intervista al Tg3 regionale della Calabria che De Grazia «sicuramente è stato eliminato perchè stava andando a fondo, aveva trovato dei bidoni, probabilmente sarebbe riuscito ad arrivare a qualche verità».

L’inchiesta sulla sua morte venne subito archiviata, ai magistrati bastò la dichiarazione del medico che effettuò la perizia sul corpo.

Nei giorni scorsi il comitato di Amantea – intitolato proprio a De Grazia – ha chiesto ufficialmente la riapertura delle indagini sulla morte del capitano di corvetta: troppe coincidenze, troppo alti gli interessi in gioco e troppo strana la circostanza della morte per un marinaio che mai aveva avuto problemi di cuore.

Per ora la sua scomparsa per il Ministero della difesa è da archiviare. Nessun riconoscimento di causa di servizio, nessuna speciale elargizione alla vedova. I dubbi, i sospetti dei magistrati, il peso della medaglia d’oro per «l’acume investigativo» non contano, in questo caso, per la burocrazia militare.

ilmanifesto.it