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rassegna stampa calabrese
Provincia: Catanzaro
Comune: Catanzaro
Argomento: Sanità
Catanzaro: La catastrofe degli ospedali calabri
Un’impietosa spirale di morte e disperazione continua imperterrita ad avvolgere la Calabria. Negli ospedali della regione giovani innocenti proseguono a morire per diagnosi errate, macabre sviste, imperdonabili incompetenze, ingiustificabili negligenze. Sei le vittime nell’ultimo mese. E agli “omicidi colposi” – questo il termine utilizzato dall’accusa – si sussegue puntualmente il grottesco valzer delle dimissioni e dei licenziamenti, delle commissioni e degli indagati, dei processi infiniti e delle “missioni trionfali” e riparatrici degli ispettori governativi.
Una catena di disastri che, secondo le prime ipotesi, avrebbe dovuto portare al totale commissariamento della sanità. Sembrava solo questione di ore, ma giovedì scorso la Regione ha approvato un Piano di riqualificazione che scongiura il commissariamento. «Una beffa», commentano all’unisono i familiari delle vittime.
«È l’ennesimo provvedimento tampone frutto dell’inciucio esistente tra la presidenza regionale e il Governo italiano – tuona Giovanni Bonanno, padre di Andrea, morto quattro anni fa a soli sette anni durante un semplice intervento per allargare l’ingessatura troppo stretta del braccio – Sono sconcertato.
È da un anno e mezzo che aspettavamo il commissariamento, l’unico modo per dare un segnale forte di cambiamento. È impensabile non commissariare la sanità in una regione che registra, oltre alle morti negli ospedali, quasi tre miliardi di debiti con tanto di insetti che scorrazzano nelle sale operatorie e medici fasulli sprovvisti di regolare qualifica».
Una decisione che lascia ancora più perplessi visto che, dice Bonanno, «la sanità è stata commissariata in altre regioni italiane come Campania, Lazio, Molise e Abruzzo, dove la situazione non è così grave come in Calabria».
Dalla morte del figlio, Giovanni ha dedicato ogni giorno della sua vita a lottare contro tutto e tutti. Riunioni, incontri con le famiglie delle altre vittime, interviste, manifestazioni e 200 mila euro sborsati di tasca propria per far fronte alle spese di consulenze, avvocati, notai.
Nell’attesa del processo conclusivo che si terrà a fine settembre, il padre di Andrea si è improvvisato politico e, dopo due anni di lavoro, ha realizzato un progetto di legge che presenterà direttamente al presidente della Camera Fini a ottobre.
«È una proposta suddivisa in otto punti – spiega Bonanno – il principale dei quali obbliga le istituzioni a tutelare legalmente ed economicamente le famiglie vittime della malasanità, per le quali attualmente non esiste nessun tipo di assistenza… come se noi fossimo diversi dalle vittime della mafia!»
«Fin quando la politica non abbandona le corsie d’ospedale non cambierà nulla – afferma Giovanni – Non esiste meritocrazia, tutto va avanti sull’onda del clientelismo e delle raccomandazioni. Persone che non hanno mai avuto a che fare con la sanità si trovano a scorrazzare per le sale operatorie. Inoltre, la Calabria è l’unica regione che non finanzia i corsi di aggiornamento».
I medici che provocarono la morte del piccolo Andrea sono ancora “a piede libero” nelle sale operatorie e questo per Giovanni è incomprensibile: «Se i medici ricevono una condanna devono abbandonare gli ospedali, almeno per un paio di anni».
Rabbia e scoramento animano anche Pino e Maria Monteleone, genitori di Federica, la sedicenne rimasta vittima, tre anni fa, di un arresto cardiaco determinato da un black out elettrico in sala operatoria.
«Di questo passo a breve in Calabria si conteranno più vittime di malasanità di quante non ne abbia fatte il terremoto in Abruzzo. Berlusconi dovrebbe venire a vedere da vicino la situazione. Ogni volta che si verifica un caso di malasanità sento sempre le stesse belle parole ma, a quasi tre anni dalla morte di nostra figlia, non solo chiarezza non è stata fatta, non solo non sappiamo ciò che accaduto realmente in sala operatoria, non solo chi ha sbagliato conduce una vita serena ed è libero di esercitare, ma cosa molto triste è che di altre Federica negli ospedali calabresi ce ne sono state così tante da rischiare di perdere il conto».
Mezza dozzina a partire da agosto: il 10, dopo un ricovero per vomito e diarrea, Graziamaria Granata (8 anni) muore all’ospedale di Cetraro per una grave sofferenza cardiaca che nessun medico le aveva diagnosticato; trascorrono soltanto quattro giorni e il 14 agosto all’ospedale di Acri scompare Antonio Abruzzese (50 anni), ricoverato per un dolore alla gamba e deceduto per un embolo; altri due giorni e il 16 agosto tocca a Chiara Gambettola (44 anni), morta dopo il parto per cause ancora incerte; il 24 agosto è la volta di Sara Sarti, bambina di 5 anni che, dopo esser stata portata all’ospedale di Locri la sera del 23 per febbre e vomito, era stata rimandata a casa dai medici; il 26 agosto all’ospedale di Catanzaro, Felice Antonio Caligiuri (62 anni) muore per aneurisma dell’aorta dopo che aveva atteso parecchie ore nella sala d’attesa del pronto soccorso visto che i medici l’avevano classificato come codice bianco; il 27 agosto l’ultima vittima, Giuseppe Francolino (26 anni), deceduto all’ospedale di Lamezia Terme per una peritonite forse diagnosticata in ritardo.
E sulla pelle delle vittime innocenti piovono i consueti veleni politici, esacerbati dalle elezioni regionali del 2010 che, con largo anticipo rispetto alle altre regioni, hanno proiettato la Calabria in un clima di incandescente campagna elettorale.
Pochi giorni fa il presidente della Regione Agazio Loiero, dopo lo zig zag di condoglianze tra i familiari delle vittime, ha clamorosamente sporto denuncia nei confronti dell’ex assessore regionale alla sanità (adesso commissionario regionale) Vincenzo Spaziante, dopo che quest’ultimo lo aveva pubblicamente accusato di essere responsabile della mancata attuazione in Calabria dei programmi di rilancio del comparto sanità.
Una sanità che, durante l’arco della giunta Loiero, ha vissuto i suoi momenti più insidiosi ed ha visto le dimissioni di due assessori (Doris Lo Moro e, come suddetto, Spaziante). Oggi è lo stesso Loiero ad avere la delega alla sanità. Il suo Piano di riqualificazione della sanità è organizzato in nove obiettivi generali, 22 obiettivi specifici, 49 obiettivi operativi e 89 azioni-interventi.
«Il commissariamento – spiega una nota della giunta regionale – non è la soluzione ai problemi della sanità calabrese come l’esperienza ha dimostrato, in Calabria ed in Italia. Il commissariamento è una grave ferita istituzionale senza benefici evidenti per la collettività; per questo la Regione Calabria si oppone con determinazione».
ilmanifesto.it