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rassegna stampa calabrese
Provincia: Reggio Calabria
Comune: Siderno
Argomento: Trasporti
Degrado2 la stazione di Siderno
Mettiamo che un turista decida di scegliere Siderno quale luogo di villeggiatura. Mettiamo che decida di arrivarci in treno. Mettiamo che… Sì, lo so. L’incipt vi appare surreale. Quale turismo? Quali treni? E poi, quale stazione? Vi prego, fate una passeggiata fino al nostro scalo ferroviario. Abbiate il coraggio di varcarne la soglia. Sarà un’esperienza indimenticabile. Sarà come trovarvi sul set del film The Day After. Abbandono, sporcizia, degrado… Unici esseri viventi il barbone che ha deciso di elevare la stazione a sua residenza e alcuni lavoratori stranieri irregolari, che usano le banchine per i loro convegni. I pochi passeggeri sopravvissuti hanno l’aria smarrita, sembra che vogliano chiedere scusa per il disturbo arrecato ai legittimi proprietari del luogo, che hanno ormai usucapito la struttura un tempo di pubblico dominio. E meno male che siamo in estate. Altrimenti, con Italo Calvino, potremmo dire: «Se una notte d’inverno un viaggiatore…». Tutto è iniziato quando, ormai molti anni fa, le Ferrovie dello Stato decisero di semi-dismettere la tratta jonica e automatizzare le stazioni, svuotandole del personale. Un disastro: per qualche stipendio risparmiato si pagano oggi i danni continui subiti dalle stazioni, ormai vuote e senza vigilanza. Per non parlare dei danni – e sono quelli più pesanti – di carattere sociale provocati al territorio e alla comunità. Adesso una bella e ampia banchina è sorta sul lato del binario 2. Ringraziamo le FF.SS. Magari ci faremo una pista di skateboard. Date le mazzate alle potenti Ferrovie, bisogna anche fare i conti con le proprie responsabilità. L’automatizzazione decisa dall’ente ha riguardato le piccole stazioni di tutta Italia. Perché – mettiamo – a Dobbiaco, in Alto Adige, la stazione senza ferrovieri è linda come una casa privata? A Natale, quando ci sono capitato, ho trovato perfino i festoni e un bel albero addobbato. Vabbè, direte, lì son crucchi, noi invece siamo gente caliente ed espansiva… Vabbè, dico io; ma il nostro estro mediterraneo non si potrebbe esprimere in altro modo anziché in scritte vergognose sui muri della stazione? Chi scende a Siderno si trova davanti una serie di svastiche e di frasi inneggianti il nazismo, insieme a gentili epiteti verso gli odiati locresi, che guadagnano così molti punti sui loro cugini che vivono aldilà del Novito. E se a qualcuno saltasse in mente la bizzarra idea di controllare il tabellone degli orari, potrebbe ammirare una bacheca bruciacchiata, con i resti del falò propiziatorio fatto – presumo – dagli stessi dinamici naziskin da binario morto che hanno insozzato le pareti. Ora, considerato l’attivismo di questi (speriamo pochi) cretini dello spray e dell’accendino, perché una qualche amministrazione non interviene a porre rimedio? Basterebbe un imbianchino e un falegname per ridare un po’ di decoro alla stazione, che comunque resta uno degli “approdi” del paese, pardon, della “Città di Siderno”. Fino a non molto tempo fa c’erano almeno i vigili urbani che avevano i loro uffici nell’ex appartamento del capostazione. Ma adesso? Nessuna risposta? E allora firmiamo una petizione: che la stazione ferroviaria venga abolita! Liberiamoci di quel fastidioso binario che ci impedisce il libero transito verso il mare! Che diamine, la SS 106 barra E90 è più che sufficiente per garantire rapidi e comodi collegamenti col resto del mondo. Inoltre, tutti sanno che tra pochi mesi verrà completata la Statale Jonica bis e che una quasi autostrada ci consentirà di bypassare i centri abitati… Come dite? Non è così? Sto sognando? Ah sì, sfogliavo Affabulazione, un dramma teatrale di Pier Paolo Pasolini. Lettura interessante, meglio di The Day After. Narra di un padre che, durante un sogno angoscioso, si affaccia su un precipizio nel quale è destinata a finire una famiglia vissuta fino a quel momento nella tranquilla quiete di una stabilità borghese. L’epilogo si svolge in una stazione ferroviaria (Siderno?). Il padre, che è diventato un barbone, dialoga con un mendicante all’interno di un vagone abbandonato e ricorda il passato. Sullo sfondo la madre, novella Giocasta, si è impiccata. Il padre non è riuscito a farsi uccidere dal figlio e a questo punto è lo spirito del figlio a chiamarlo e ad invitarlo a rientrare nel suo vagone: «sta per piovere ed è quasi notte». Buio, sipario, applausi.