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rassegna stampa calabrese
Provincia: Catanzaro
Comune: Catanzaro
Argomento: Sanità
Catanzaro: Molise, Campania e Calabria a rischio commissariamento
Stretta finale per le Regioni indebitate fino al collo, soggette ai piani di rientro, la procedura che le obbliga a varare manovre economiche e strutturali per sanare bilanci disastrosi. L’ombra del commissariamento si allunga su Molise e Campania (la decisione del Governo è attesa entro l’estate). E all’elenco delle prossime candidate al regime di amministrazione controllata dallo Stato si è aggiunta la Calabria. Nel decreto anticrisi, articolo 22, interamente dedicato alla sanità, è contenuta una norma speciale per la Regione del presidente Agazio Loiero.
Entro il 31 luglio dovrà presentare il suo programma taglia deficit. E se la documentazione non verrà ritenuta convincente da un tavolo di tecnici appositamente nominati, scatterà il commissariamento per i prossimi tre anni.
Salvataggio che sembra impossibile per una realtà dove i debiti pregressi sono di circa 2 miliardi, disastrata dal punto di vista della contabilità. Tutta da reinventare. Ben nota per i suoi ospedali, piccoli e insicuri. Basti pensare alla piana di Gioia Tauro, cinque nosocomi, di cui tre con meno di 20 posti letto e sguarniti di pronto soccorso.
«La Calabria è in un grave emergenza. Abbiamo dovuto fare una richiesta forte con questo decreto», mantiene la linea dura il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, molto critico. «E’ una situazione atipica. E’ come viaggiare contromano in autostrada. Spendono moltissimo per dare poco ai cittadini, si basano su un modello sbagliato, incentrato su tanti e piccoli ospedali anziché sul territorio».
Il provvedimento del governo offrirà l’appiglio per commissariare che ancora mancava. E’ stato accolto malissimo da Loiero: «Una legge ad hoc contro di noi fa saltare le regole della democrazia, ci opporremo in tutte le sedi. C’è la volontà di tenerci in ostaggio. La decisione unilaterale mette in discussione l’equilibrio istituzionale.
In una regione a cui non si dà niente, anzi le si sottrae quel poco che ha da investire in opere strutturali essenziali per lo sviluppo, si finisce per assecondare le ambizioni frustrate di tanti ascari che chiedono al ministro del Welfare Sacconi di avere un po’ di spazio, quello che non riescono a ottenere dalle urne».
Sono sei le Regioni in rosso. Lazio e Abruzzo sono già sotto commissariamento. Sicilia, Molise e Campania sono in attesa di giudizio e anche il loro destino dovrebbe essere definito entro o subito dopo l’estate. Appare particolarmente delicata la situazione di Molise e Campania.
Tra l’altro il decreto ha prorogato di un triennio i piani di rientro, operazione avviata dal centrosinistra, che avrebbe dovuto concludersi nel 2009. Un triennio non è bastato per sistemare i conti.
Un dato è certo. Si configura un futuro caldissimo per la sanità. Entro il 31 luglio, secondo le nuove norme, dovrà essere definito il Patto per la Salute dei prossimi tre anni, cioè l’intesa con cui governo e Regioni si impegnano a raggiungere certi obiettivi. I presidenti avevano chiesto più soldi (7 miliardi) e invece ingoiano altri tagli.
A cominciare da quello sulla farmaceutica. Il tetto di spesa per l’assistenza territoriale (le medicine vendute in farmacia, per intenderci) infatti è stato ulteriormente abbassato: 800 milioni di euro a decorrere dal 2010. Nell’ultimo comma dell’articolo 22 si parla di riduzioni del finanziamento al Servizio sanitario nazionale per gli anni 2010-2012.
Al posto delle cifre ci sono per il momento puntini di sospensione che non promettono nulla di buono. Le Regioni virtuose come Lombardia, Emilia Romagna e Toscana, dove la virtù corrisponde alla chiusura dei piccoli ospedali, al potenziamento dei servizi sul territorio e ad una forte politica anti-sprechi, non l’hanno presa bene.
«Ancora una volta si toglie ai ricchi che hanno lavorato bene per dare agli spreconi dell’altra metà di Italia», è il lamento diffuso. Conti a posto in Liguria, altra Regione in rosso, peraltro non soggetta a piani di rientro: «Mancano solo due verifiche tecniche», ha detto il viceministro del Welfare, Ferruccio Fazio».
Tagli di posti letto, risparmi sui farmaci e sul personale secondo il presidente Burlando «non hanno mortificato i servizi che anzi sono aumentati».