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rassegna stampa calabrese
Fonte: Corriere della Sera
Data: 20/05/2009
Autore: Claudio Del Frate
Corriere della Sera
Catanzaro: I «picciotti» infiltrati a Malpensa - le cosche calabresi puntavano sullo scalo
Provincia: Catanzaro
Comune: Catanzaro
Argomento: Cronaca
Catanzaro: I «picciotti» infiltrati a Malpensa - le cosche calabresi puntavano sullo scalo

L’aeroporto intercontinentale di Malpensa è obiettivo sensibile per la sicurezza nazionale, è sorvegliatissimo giorno e notte e in determinate aree si entra solo con un apposito pass. Ma per gli accoliti della ‘ndrangheta di Lonate Pozzolo certe barriere non esistevano: «Basta portargli un paio di regalini…». Le famiglie della malavita organizzata erano già penetrate - fisicamente - all’interno di Malpensa: lo dice chiaro e tondo l’ordinanza della procura antimafia di Milano che due settimane fa ha portato in carcere 40 elementi di una «filiale» calabrese trapiantata in Lombardia.

Non c’è la droga, nel core business di questa azienda criminale, ma usura, estorsioni, infiltrazioni nel tessuto economico. E in prospettiva anche l’opportunità di fare affari entrando all’ interno delle aree proibite dell’hub. Scrivono infatti i magistrati antimafia di Milano di essere in possesso di «elementi in ordine alle modalità per portare merce all’ esterno dell’ aeroporto di Malpensa eludendo i controlli».

L’ordinanza non specifica quale tipo di «merce» potesse interessare ai «picciotti» di Lonate Pozzolo e dintorni, ma arriva a formulare un’ipotesi pesantissima e cioè che anche alcuni poliziotti in servizio allo scalo possano essersi prestati al gioco.

In ogni caso, la disinvolta circolazione di persone indagate nelle aree più sorvegliate dell’ aeroporto è documentata ad esempio da un’ intercettazione telefonica tra Nicodemo Filippelli, uno dei personaggi più potenti dell’ organizzazione e il suo braccio destro Fabio Zocchi: «Prendo due regalini - dice il primo riferendosi a una sua visita all’aeroporto - per un ragazzo che lavora lì a mille euro al mese… poi, per dire, da noi prenderà in un mese 10 mila euro… una boccata d’ ossigeno mica da niente».

Sempre leggendo l’ordinanza si scopre che il «regalino» rappresentava il 15% complessivo di un affare intascato. Ancora Zocchi racconta al telefono quale sia il metodo per violare le barriere aeroportuali: «C’ è l’ ingresso, c’ è il Cargo, io entro di lì… guarda, ma come siamo entrati ieri… non mi hanno neanche guardato il pass… sennò telefoniamo, ci facciamo portare qua il turco.. che gli piace la fresca (denaro contante,ndr)… minchia, ogni volta che vengo dentro… hai vinto un terno al lotto».

Millanterie? Primi passi per mettere in piedi guadagni illeciti a Malpensa? La procura nell’ ordinanza non svela tutte le sue carte, ma fa capire senza troppi giri di parole che il sodalizio colpito aveva una connotazione finanziaria ben precisa: «Sempre in ordine alle capacità di penetrazione nei gangli del tessuto economico, vanno evidenziati i rapporti privilegiati instaurati con alcuni dipendenti di istituti bancari della zona, che consentivano di disporre di informazioni spesso coperte da segreto sulle condizioni economiche dei clienti di dette banche. Ancora Zocchi, al telefono, parla con uno di questi bancari infedeli che gli confessa a proposito di un soggetto entrato nel mirino dell’ organizzazione: «Tienitela per te, l’ informazione, ha ottantamila euro di fido di cassa e centomila euro di anticipo di riba, quella roba lì…»

Favore disinteressato? Figurarsi, al termine della conversazione Zocchi chiede al suo interlocutore quale sia la sua taglia «perché voglio portarti un vestito elegante». Era una banda in cui uno dei capi, Emanuele De Castro, girava in Porsche Cayenne, chiamava i ristoranti ordinando per direttissima cene «con pesce fresco e champagne per 15 persone», ma che sapeva fare la faccia feroce.

«Sussistono in capo alla generalità dei cittadini che vivono in questo territorio - scrivono ancora i magistrati riferendosi al Basso Varesotto - condizioni di assoggettamento e omertà… uno stato di sottomissione psicologica nelle potenziali vittime dell’ intimidazione derivanti dalla convinzione di essere esposti a un grave e ineludibile pericolo e un rifiuto pressoché generalizzato di collaborare con gli organi di giustizia». In Lombardia, mica in Calabria.