quiSpot:
rassegna stampa calabrese
Provincia: Catanzaro
Comune: Catanzaro
Argomento: Ambiente
Rapporto di Legambiente sull´ecomafia
RIFUTI? SI' GRAZIE.
UN AFFARE PER LE MAFIE
I rifiuti non sono un probema, ma una risorsa. Per la mafia, naturalmente. Il 2006 - secondo il Rapporto Ecomafia presentato qualche giorno fa da Legambiente - è l'anno dei record: 18 le inchieste, 126 gli arresti, 417 le persone denunciate. Ma è l'anno che segna anche un +38 per cento del business illegale dei rifiuti. Le quattro Regioni notoriamente identificate ad alta densità mafiosa (Campania, Calabria, Sicilia e Puglia) si classificano - non a caso - ai primi quattro posti per numero di eco-reati (45,9%). Ma perchè la mafia è tanto interessata alla gestione dei rifiuti e le Regioni sempre meno e male, al punto che vengono commissariate? La spiegazione del fenomeno è sempre la stessa da dieci anni a questa parte. Il traffico illegale fattura molto di più! In un'intervista di qualche anno fa su CalabriaSette la Presidente di Legambiente in Calabria, Lidia Liotta, sostiene che “la mafia lucra molto di più smaltendo illegalmente certi tipi di rifiuti, gestendo illegalmente alcune discariche per poter smaltire anche i rifiuti tossici ... ha interesse a controllare le società che gestiscono questo tipo di smaltimento, perchè se tu controlli anche la gestione ordinaria dei rifiuti hai la possibilità di avere il controllo su tutto il ciclo, quindi utilizzare gli impianti e le discariche per traffici illeciti”. Laddove la mafia "fa impresa", la Regione resta inerte. E pensare che il business dei rifiuti avrebbe dovuto farlo proprio la Regione. In Calabria, invece, solo il 6 per cento dei rifiuti è riciclato. O, meglio, è stoccato in alcune aree della regione per poi essere riciclato fuori. Quindi, come afferma sempre la Liotta, la Calabria “invece di farne un'economia propria si appoggia ad altre regioni”. La soluzione - secondo la Presidente di Legambiente Calabria - non sta tanto nella realizzazione di termovalorizzatori ("inceneriamo tutto così risolviamo il problema") quanto nella “gestione integrata dei rifiuti” che prevede tutta una serie di passaggi: raccolta differenziata (porta a porta), riciclaggio e, infine, inceneritore o discarica per i rifiuti comunque non riciclabili o che abbiano finito il loro ciclo di riciclabilità. In Calabria - come nelle altre regioni ad emergenza rifiuti - il commissariamento ha dimostrato tutto il suo fallimento se dal 1997 ad oggi permane uno strumento che doveva essere straordinario. Il problema, allora, non sono solo le istituzioni calabresi ad essere incapaci o le infiltrazioni mafiose ad essere preminenti. La Liotta spiega infatti come in Campania - che quanto ad ecomafia non è seconda a nessuno - esistano isole felici come Padula. Lì si è arrivati, “grazie al sistema porta a porta di raccolta, a riciclare l'80% dei rifiuti prodotti dalla comunità”. La soluzione sta, dunque, nel dotarsi di sistemi di gestione moderni ed efficienti associati ad un'effettiva lotta contro l'ingerenza mafiosa nel settore dei rifiuti. “E' necessario che il reato ambientale diventi reato penale”, chiede Lidia Liotta: “Ormai sono chiari i settori in cui la criminalità organizzata esercita i propri traffici, quindi per modificare lo stato delle cose è necessario che le forze dell'ordine intervengano con maggiore incisività”. La proposta del Governo di introdurre, entro il 2007, i reati ambientali nel codice penale va in questa direzione. Nel frattempo, l'emergenza rifiuti continua.